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venerdì 17 aprile 2015

Il risveglio





Aspettavo questo giorno da un po' di tempo, quasi fosse una sorta di compleanno o di capodanno. Volevo tornare qui, in queste pagine, nell'interfaccia di editing, per poter nuovamente lasciar ritmicamente danzare le dita sulla tastiera, le quali da diverse settimane agognavano di dar vita ad una nuova coreografia allegorica, atta ad inscenare la realtà, il passato, il presente, le emozioni, i sogni. O a disegnare i contorni di vecchi e nuovi volti, vecchi e nuovi sorrisi e tante nuove esperienze. Ho proibito loro queste attività per tanto, troppo tempo. Perché c'erano da sfogliare le pagine dei libri dell'università, ma anche da riavvolgere il nastro, premere play e sottolineare ciò che negli ultimi mesi non funzionava e che ho affrontato nel modo sbagliato, trovando mille espedienti per non riconoscere i miei errori, le mie debolezze, le mie mancanze. Ma ora che hanno riavvolto il nastro, sottolineato ciò che non andava, impugnato gli attrezzi del mestiere per riparare, ricucire e rammendare, e sfogliato le pagine da studiare in modo efficace, ecco che finalmente possono tornare a far ciò che più a loro piace. 

Ed è curioso come, a preannunciare questo loro ritorno sul palcoscenico, sia stato un inaspettato messaggio su Whatsapp: "Quando potrò leggere qualcosa di nuovo sul blog?" Oggi, amica mia. Perché oggi sento il bisogno di dire che, sebbene con qualche giorno di ritardo rispetto al calendario, è tornata la primavera anche qui, è tornato a splendere il sole, sono nuovamente sbocciati i sorrisi e le mie vene sono nuovamente fiumi in piena diretti verso al mio cuore e ricchi di sensazioni, emozioni ed esperienze da rimettere prontamente in circolo. E probabilmente era necessario, per mettere in atto tutto questo, collassare, addormentarmi dopo uno sfogo enorme, anche solo per qualche ora, disintegrando non tanto il resto del mondo quanto un me stesso che non mi soddisfaceva più perché troppo immobile, troppo fossilizzato, troppo monumentale. E come spiega la storia dell'universo, è necessaria un'esplosione, è necessario distruggere, per poter costruire qualcosa di nuovo. Anche con lo stesso "materiale", ma pensare di poter fare tutto ciò solo con qualche accorgimento, solo con soluzioni di compromesso, solo evitando di dire o fare cose ritenute sbagliate che però si sente la necessità di non tenere più dentro ed esprimere è pura fantascienza, è il classico filmetto di serie b, il classico romanzo da adolescenti. Perché a volte, è inutile girarci attorno, è necessaria un'autodistruzione per poter rinascere, per potersi risvegliare.

Ed il Risveglio non poteva avvenire in un momento migliore di questo, con la primavera ormai a pieno regime, con tanti concerti dietro l'angolo, con gli ultimi esami alle porte ed una laurea che ormai posso vedere ad occhio nudo, con tante nuove persone ad animare i miei giorni e le mie notti ed i vecchi amici di nuovo qui, i quali forse mai se n'erano andati ma che io non riuscivo a vedere. E poi ci sono gli ultimi sogni, nei quali stanno cambiando i protagonisti, nei quali tira una nuova aria, dai quali è bello risvegliarsi perché potrebbero essere realtà, potrebbero essere premonizioni, potrebbero essere anticipazioni. Non vedo l'ora di poter scoprire tutto ciò, dando un seguito al continuo divenire di queste ultime settimane che si era interrotto per un non precisato periodo di tempo, sperando di poter presto risentire mio uno dei versi di Guccini nei quali ho sempre voluto rispecchiarmi: "Io sono sempre lo stesso, sempre diverso". 

Del resto il Risveglio, come viene descritto in Siddharta da Hermann Hesse, è una sorta di rinascita, di resurrezione, ma anche di liberazione, di alleggerimento dato dal divincolarsi da ciò che per tanto, troppo tempo aveva turbato il giovane brahmino. Questa, tra l'altro, è la parte che più adoro di quel meraviglioso romanzo, che tante volte ho letto e che probabilmente riprenderò in mano, riassaporandone le parole, ritoccandone le parole e immaginando nuovamente quel volo in prima persona sopra i campi, lungo i fiumi, dato dal riuscire ad immedesimarsi totalmente in un airone tanto da essere quell'airone.

Comunque, e per concludere, il mio sbaglio è stato voler ingannare il tempo, prendermi gioco di lui, dimenticandomi che per ogni cosa c'è un tempo, e voler bruciare alcune tappe, saltarne altre, solo per trarre una soddisfazione momentanea che, di fatto, non può dare un reale piacere, è semplicemente il miglior modo per posticipare ulteriormente il vero sorriso, l'autentico respiro, la genuina emozione. E forse mi son sbagliato perché, a forza di non ascoltare questa canzone, me n'ero dimenticato. 




Ps: da domani si ricomincia a scrivere davvero, "ho ancora tante storie ancora da raccontare"... 


Stefano Tortelli