Dev'esserci una certa predilezione per alcuni tipi di sangue, di pelli e di idee da reprimere da parte dei manganelli italiani, oppure a volte si trovano ad aver la pancia piena, viste le scorpacciate fatte nei mesi precedenti, che fa sì che se ne stiano buoni buoni attaccati alla cintura dei poliziotti anziché roteare prima di colpire chi, in quel momento, è considerato meritevole di un bel pestaggio istituzionale.
In questi ultimi giorni tanto si è scritto e detto riguardo ai tifosi del Feyenoord ed a ciò che hanno fatto in Piazza di Spagna, a come l'han fatto, a come sono stati lasciati liberi di agire. alla mancata adozione di misure di precauzione efficaci, come se fosse la prima volta che succedono episodi del genere, come se non esistesse una ricca cronistoria di vandalismo ed illegalità attorno al mondo delle tifoserie, e specialmente in ambito capitolino. I manganelli riposano in questi casi, o nella migliore delle ipotesi arrivano tardi, quando già c'è scappato un morto, quando già è stato rovinato un monumento, quando già l'atteggiamento criminale si è manifestato. Per non parlare delle misure di sicurezza che vengono adottate negli stadi, dove assolutamente lo spettatore qualunque non può portare dentro un accendino o una bottiglia, ma il tifoso organizzato può tranquillamente far entrare un arsenale di spranghe, coltelli, fumogeni e bombe carta. Tra l'altro li conoscono tutti, si conosce bene l'identità, la storia politica, la fedina penale di ogni ultrà, ma mai che si prendano una manganellata quando se la meritano.
Probabilmente il sapore del sangue dei tifosi non è apprezzato dal fine palato dei manganelli, che a quanto pare prediligono quello di giovani studenti, operai, sindacalisti, stranieri, ragazzi. Oppure semplicemente non apprezzano il sangue che gli ricorda quello dei propri possessori, soprattutto se celerini o dei reparti speciali, dove sotto il caschetto, ovviamente senza numero di identificazione, potrebbe celare il viso di un fascista, ma in uniforme. Cane non mangia cane, fascista non mangia fascista, distruttore non mangia distruttore. E fidatevi, se ciò che è successo a Roma fosse avvenuto per mano di tifosi italiani, magari juventini, napoletani o milanisti, i discorsi si sarebbero già esauriti; se ne parla ancora solo perché i tifosi sono stranieri, ed in quanto cittadini di un altro Paese è venuta a crearsi una tensione in sede di politica estera. Ne è la dimostrazione la morte del poliziotto Giuseppe Raciti durante gli scontri di Catania-Palermo nel 2007, fatta passare come un caso di cronaca come un altro perché alla fin fine era una questione totalmente italiana, anzi, totalmente siciliana, e quindi erano sufficienti due parole di commiato, le solite accuse nei confronti del mondo del pallone e delle tifoserie, i soliti mea culpa da parte delle istituzioni e poi il silenzio dopo il funerale in diretta tv.
Ma gli ultras non devono preoccuparsi. Ai manganelli, come già detto, il loro sangue non piace, probabilmente perché privo di ogni ideale, di ogni inventiva, di ogni spirito di uguaglianza e libertà. E' insipido, evidentemente. E quindi non assisteremo ad un impegno da parte della politica di far sì che queste cose, finalmente, non possano più succedere arginandole, reprimendole, debellandole. I manganelli vanno tenuti affamati per chi in piazza ci scende per qualcosa di più importante di una partita di calcio. I manganelli devono essere usati per aprire le teste degli studenti nelle piazze e nelle scuole, per violentare ragazze inermi, per massacrare in una prigione un ragazzo colpevole di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, per far conoscere l'Italian style a chi arriva sulle coste italiane dopo aver sofferto l'inimmaginabile prima nel Paese natio e poi per mare, facendo svanire nel sangue l'illusione che qui non avrebbero più sofferto. I manganelli vengono "cacciati in gola" a chi ha ancora la forza di urlare che così non funziona, che a forza di toglierci i diritti ci stanno togliendo ogni libertà, che le uniche differenze di cui si deve tener conto sono quelle di trattamento di fronte alla legge e non quelle espresse dal colore della pelle, dall'orientamento sessuale, dalla posizione occupata nella società.
Posso comprendere i gusti dei manganelli, del resto io mi circondo di persone che preferiscono costruire anziché distruggere... ma chi crea è sempre un pericolo, soprattutto se crea qualcosa fuori dagli schemi. Ed ecco perché è proprio su di noi che il manganello apre le fauci. Anche perché, alla fin fine, i buoni, da sempre, siamo noi.
Nonostante tutto ciò, come dissi nove anni fa alla nipote del compianto Vittorio Foa, dei corpi di Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza bisogna continuare a fidarsi, perché parto dal presupposto che non è l'esecutore materiale ma chi lo comanda e lo seleziona ad essere il problema, perché se ancora siamo in democrazia parte del merito è loro, perché se possiamo ancora camminare per strada pensando ai fatti nostri è anche grazie a loro. Il problema non sono le autorità in sé, il problema sono i magheggi nei palazzi del potere, sono le direttive che portano alla repressione a priori di una manifestazione regolare ed alle mancanze ingiustificabili ed ingiustificate in altre situazioni (a partire dalle manifestazioni di stampo neo-fascista, come se l'apologia di fascismo non fosse reato), sono le infiltrazioni nei cortei. E non mi sto inventando nulla, di prove ce ne sono a milioni, ma si fa finta di non sapere, di non vedere, di non pensare. E' meglio per tutti, ed almeno i telegiornali hanno qualcosa di cui parlare, e l'opinione pubblica qualcosa di cui indignarsi...
Possiamo comunque tutto sommato ritenerci fortunati... in altri posti del mondo, specialmente laddove si presume di essere i padri dei valori democratici, ai manganelli si sostituiscono i proiettili, che colpiscono anche solo per il fatto che la pelle che ricopre il corpo è di un colore diverso. Quarantuno colpi contro una pelle non propriamente americana. Una storia come tante, messa in musica dal Boss.
Stefano Tortelli