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lunedì 4 maggio 2015

"I want to believe" - Antichi alieni, archeologia proibita ed altre storie





Sin dall'apertura del blog ho desiderato trattare l'argomento extra-terrestri, tema che negli ultimi anni ho approfondito moltissimo grazie ad alcune serie di documentari, sia recenti sia di qualche decennio fa. Innanzi tutto voglio consigliarvi un film-documentario, che si rifà totalmente all'omonimo libro di Erich Von Daniken "Gli extra-terrestri torneranno", del 1970, nel quale sono riportati i più importanti elementi che sostengono la tesi dell'intervento alieno nell'antichità per dar vita all'homo sapiens ed alle civiltà arcaiche. Essendo di quarantacinque anni fa è carente di alcune scoperte recenti che hanno reso ancor più solido il discorso di Von Daniken, ma a dare un ideale seguito al film è stata poi girata negli ultimi anni una serie intitolata, in italiano, "Enigmi alieni", i cui contenuti, sebbene talvolta possano apparire un po' forzati, non cadono mai nell'assurdo, nel sensazionalistico, nel patetico. Credo però che sia necessario in primis fare un piccolo discorso riguardante questo mio forte interesse verso la tematica, poiché dietro ad ogni passione e curiosità c'è sempre una storia, una premessa, un fatto che rende sensibili, affascinati (fino ad essere convinti) verso una teoria, un pensiero, un'idea, un oggetto, una persona. 

Ho cominciato a guardare la serie "Enigmi alieni" per caso: una sera non riuscivo a prendere sonno, così feci una piccola ricerca online per trovare alcuni documentari che potessero conciliare il sonno, e così capitai su una puntata della serie. Ovviamente accanto alla parola "documentario" scrissi "alieni" (o forse "ufo"), perché se è vero che verso tante questioni sono stato e sono scettico, mai lo sono stato nei confronti dell'esistenza della vita al di fuori del pianeta Terra. Da piccolo, paradossalmente, gli alieni erano ciò che più mi spaventava: più dei fantasmi, più dei mostri, più delle persone cattive. Gli alieni erano un mio incubo ricorrente, ed addirittura una notte sognai, all'età di cinque anni, che era in atto una sfida epica tra loro e noi per la conquista di una piccola luna che, casualmente, si trovava nel mio giardino: c'era un sacco di gente a casa e tutti erano a testa in su a guardare le navicelle spaziali, mentre io ero terrorizzato perché, oltre al fatto che eravamo minacciati e fosse ormai vicina la fine del pianeta, gli alieni avevano anche rapito mia zia!!! I sogni di una persona sono ovviamente dettati dalle emozioni e dalle sensazioni che questa prova da sveglia, sebbene, a volte, si nascondano dietro ad altre, agendo sotto copertura, e perciò al mio risveglio mi resi conto di quanto la possibile esistenza degli extraterrestri mi inquietasse. Con il passare degli anni la paura si è trasformata in curiosità, e così cominciai a guardare le ultime serie di X-Files in tv, i vari film che trattano l'argomento, fino a provare interesse verso gli avvistamenti, i cerchi nel grano e tutto il resto.

L'interesse e la curiosità si acuirono, trasformandosi in passione, dopo aver seguito il corso di storia delle religioni all'università: non si fece mai cenno alla possibile esistenza degli alieni, alla loro deificazione, alla possibilità che tutti i vari dei null'altro fossero che alieni scesi dal cielo; più che altro cominciai a ragionare sulla presenza in ogni cultura, e di conseguenza in ogni religione, di elementi simili, uguali. I draghi, presenti nelle mitologie europee ed asiatiche, ma anche in quelle africane ed americane; il forte rapporto con le stelle, che ha portato ogni civiltà a creare un proprio zodiaco; l'ascensione al cielo o l'arrivo di esseri dall'alto, eventi citati un po' ovunque in tutte le culture mondiali. Molti teorici della storia delle religioni (sociologi, teologi, psicologi ed antropologi, principalmente) hanno cercato di spiegare con teorie scientifiche l'esistenza di questa presenza a livello mondiali dei concetti base di ogni religione. Una divinità trascendentale, un contatto primordiale con essa, una sua collaborazione per dare il via alla civiltà, una sua continua ricerca, attraverso preghiere, apparizioni e pellegrinaggi. Ai tempi abbracciai queste tesi, spingendomi oltre e credendo quindi che certe creature, come i draghi, per l'appunto, o gli ibridi uomo-animale potessero essere in qualche modo esistiti realmente, perché altrimenti non ci sarebbe stato un motivo plausibile per cui in ogni angolo del pianeta, tra civiltà che mai erano venute a contatto tra loro, fosse presente un mito così simile. 

Ed ora veniamo ad oggi, un oggi che dura ormai da tre anni, da quel primo documentario. Trovo fondamentale innanzi tutto auto-citarmi, ripetendo ciò che dissi in un vecchio post riguardante la scienza: ora come ora, la scienza, si sta comportando come una nuova religione, perché è conservatrice, restia ai cambiamenti, fortemente avversa ad eventuali cambi di paradigma, di punto d'osservazione. Già, perché tante scoperte effettuate nel corso degli ultimi cent'anni sono state semplicemente sotterrate, nascoste, perché scomode alla scienza contemporanea. Perché ad esempio si dovrebbe pre-datare l'arrivo dell'uomo nel continente americano, si dovrebbe sostenere l'esistenza di un commercio tra l'Africa ed il Sud America già ai tempi degli Egizi, si dovrebbero rivalutare molte questioni legate all'evoluzione ed alla tecnologia dell'uomo. Ma, un po' come agiva l'Inquisizione dal 1200 al 1600, sebbene senza sporcarsi le mani la Religione Scientifica osteggia, isola e sbeffeggia chi porta avanti nuove tesi. Eppure tutta l'archeologia proibita è emersa utilizzando il paradigma scientifico in auge: ricerca sul campo, comparazione, contestualizzazioni... insomma, il metodo scientifico. Tutto ciò vale per tutti gli elementi sopra riportati, che nulla hanno a che fare con gli alieni, se non di rimbalzo, talvolta, come ho voluto sottolineare in apertura, forzato. Ma indubbiamente è vero che la civiltà più antica non è più quella sumera ma quella che popolava la Turchia nei pressi di Gobelki Tepe, attualmente il sito archeologico più vecchio del mondo, datato con il carbonio 14 a 12500 anni fa: 6000 anni prima delle attestazioni sumere, del poema di Gilgamesh, il testo nel quale viene riportata l'esistenza degli Annunaki, ovvero coloro che scesero dal cielo e ibridarono l'homo erectus con geni "trascendentali" per dar vita all'homo sapiens. Perché lo fecero? Lo fecero perché erano in cerca di oro, avevano la necessità di qualcuno che scavasse nelle miniere. Sebbene avessero soggiogato l'homo erectus questi era poco propenso ad obbedire, e quindi si decise di dar vita in laboratorio all'homo sapiens, più ligio alle regole ed anche in grado di auto-regolarsi. Da qui nascerebbe anche il recondito interesse verso l'oro in tutte le civiltà del mondo: di per sé l'oro non è chissà che raro, chissà che fondamentale per la creazione di utensili, era semplicemente un qualcosa in più, di non necessario, ma che ha sempre affascinato, ad ogni latitudine e longitudine del pianeta, l'uomo. Ma gli Annunaki sono presenti anche in altre culture? Sì: ci sono gli Elohim nella Bibbia, ci sono gli dei che secondo gli indigeni della Mesoamerica costruirono il complesso di templi di Puma Pumku, che eressero le mura di Machu Pichu, che dettarono le indicazioni per la costruzione delle piramidi Maya. Ci sono anche presso gli Egizi, che vedono come la casa degli dei la Cintura d'Orione, fedelmente riportata sulla terra con le tre piramidi della piana di Giza. L'archeologia ufficiale comincia ad accettare questa tesi, ma non riesce ancora a spiegarsi come possano esser state costruite, ed anche i segni d'erosione più attribuibili all'acqua che al vento (come per la Sfinge) sposterebbero indietro di millenni la data della loro costruzione. A quando? A 12500 anni fa, come Gobelki Tepe, come Puma Pumku, come il periodo in cui l'allineamento tra le tre stelle della cintura d'Orione combacia alla perfezione con le tre piramidi e la costellazione del Leone si trovava dritta di fronte alla Sfinge (che, prima di assumere sembianze umane, riportava il volto di un leone; solo successivamente, dopo la distruzione della testa del felino di pietra, si costruì il volto umano, che è sproporzionato rispetto al corpo). 12500 anni fa sembrerebbe il momento in cui tutto è iniziato: dopo la fine della glaciazione, presumibilmente nel momento in cui si dovrebbe far risalire il biblico (ma non solo biblico) diluvio universale, l'evento che in numerosissime religioni è riportato e identificato come il momento del nuovo inizio. 

E gli UFO? Gli ufo sono riportati in numerosi dipinti di ogni epoca, in incisioni nella pietra, nell'arte rupestre: dall'Italia ad Altamira, dal Sud America alle illustrazioni sui testi indù. E nei testi indù sono riportate le Vimana, enormi città volanti; in Giappone ci sono dei che arrivano sulla cavalcando draghi sbuffanti, nella Bibbia Enoch compie un viaggio spaziale durante il quale impara tantissime nozioni scientifiche e, quando torna sul pianeta, le riporta, raccontando anche come la Terra apparisse dall'alto. E sempre nella Bibbia si racconta di Giona, inghiottito sì da una balena, ma una balena con un corpo che sembrava metallico, artificiale. Non umano. E così, in un certo senso, si potrebbe attribuire natura extraterrestre anche all'arca di Noè. Mito, quello dell'arca, che si ritrova in altre religioni. Ciò che poi trovo curioso è come la provenienza di questi visitatori sia limitabile alle solite due o tre costellazioni: forse perché sono le più visibili, forse perché hanno affascinato più delle altre i nostri antenati, ma tant'è. Resta comunque il fatto che numerose scoperte avvenute recentemente erano questioni ben note agli antichi o a popolazioni esistenti che però non posseggono certe tecnologie. Ne è un caso esemplare la conoscenza di Sirio B e del suo comportamento da parte di una tribù sperduta dell'Africa Nera: Sirio B non è visibile ad occhio nudo e sono solo pochi anni che è stata scoperta dai super-tecnologici telescopi della Nasa, per cui c'è qualcosa che non torna. Come c'è qualcosa di particolare nel fatto che la teoria di una griglia magnetica portata avanti da Platone è stata effettivamente avvalorata dalle scoperte di alcuni scienziati che, partendo dai punti in cui sono presenti i più vecchi siti archeologici di tutto il mondo, hanno di fatto notato l'esistenza di una griglia tanto regolare quanto stupefacente. 

Cosa c'è sotto? Qual è la verità? Io mi limito a ripetere che credo all'esistenza degli alieni ed ad un loro intervento in epoca primordiale, e forse anche successivamente, per modificare la nostra essenza prima e la nostra conoscenza poi. E non fatico a dire che sebbene io non creda ad alcun Dio non mi sorprenderei se tra mille anni venissero definiti come alieni che hanno contribuito alla nostra nascita, alla nostra crescita ed alla nostra prosperità. E perché sarebbero stati considerati divinità è presto detto. Abbiamo una testimonianza storica ben disponibile come quella del primo incontro tra gli indigeni americani e gli europei. Questi ultimi erano visti e trattati come divinità, perché diversi, perché arrivati a bordo di navi da un luogo lontano, e vennero onorati con oro, beni preziosi, donne (ecco il sacrificio, altro perno fondamentale di ogni religione). Tralasciamo ciò che avvenne dopo, ma in ogni caso è storia la deificazione di qualcuno che arriva da "fuori", da "altrove", da "lontano". Ma l'esempio forse più eclatante, sebbene sia poco conosciuto, è quello del cosiddetto "culto del cargo". Durante la seconda guerra mondiale gli americani utilizzarono alcune isole della Melanesia come base per l'invasione del Giappone: ebbene, queste isole non erano disabitate, erano le terre di alcune tribù indigene, che vennero "comprate" con il dono di cibo, di utensili e di tecnologie. Quando gli americani, finita la guerra, abbandonarono le isole, i melanesiani cominciarono a creare feticci degli aerei, sperando di richiamare quegli dei scesi dal cielo, pregando, costruendo altri aerei di legno. Negli anni '40 è quindi nata una nuova religione, in modo spontaneo, ma nello stesso modo in cui nacquero quelle millenarie. 

Quando mi capita di parlare di queste cose mi rendo conto che sembro un fervente credente, e probabilmente lo sono. E, come direbbe Fox Mulder in X-Files, "voglio crederci". Ma non perché la reputo la migliore teoria tra le tante disponibili, ma perché, a conti fatti, non riesco ad immaginare un'altra strada percorribile, un'altra verità, se non questa. Avevano quindi forse ragione i creazionisti e non gli evoluzionisti? No, semplicemente esiste, secondo me, una compresenza di questi due elementi, ed è valida solo per gli umani. C'è stata un'evoluzione, regolare come per tutti gli altri esseri viventi di questo pianeta, ma ad un certo punto c'è stato un intervento esterno. Divino? No: è sì trascendentale, ma non divino né tanto meno umano. Semplicemente, è stato un intervento alieno. 


PS: forse in pochi lo sanno, ma il poster che è nell'ufficio di Mulder nella serie, riportante la celeberrima frase "I want to believe", è una foto scattata da Billy Meyer in Austria negli anni '70. Billy Meyer è uno dei più famosi contattisti del mondo, è stato interrogato e tutto il materiale che ha fornito è stato attentamente analizzato. Fino a prova contraria, tutto ciò che lui ha fatto sottoporre al metodo scientifico è autentico, non contraffatto... in parole povere, è tutto vero. 





Stefano Tortelli


sabato 21 febbraio 2015

Collezionismo, capitalismo e sessualità repressa




Sono tanti i possibili insegnanti che possiamo incontrare lungo il nostro cammino su questa Terra: scrittori, cantautori, sceneggiatori, insegnanti di professione, filosofi, statisti. Sono cose che ho già detto, lo so, ma la mia ridondanza è doverosa, alla luce degli ennesimi stimoli che la quotidianità mi offre per arrivare ad alcune congetture.

Dopo l'esame dato la settimana scorsa e complici le feste di Carnevale che hanno tenuto chiusa la scuola nei giorni in cui avrei dovuto fare lezione, ho dedicato gli ultimi giorni alla visione integrale delle prime due stagioni di X-Files, alle quali devo aggiungere le prime cinque puntate della terza serie. Di spunti ne da tanti, soprattutto ad una persona che crede all'esistenza degli alieni, all'esistenza di entità non visibili, al fatto che non siano casuali certe coincidenze e che ancora meno lo siano certe incongruenze. Ma non è questa, almeno per ora, la sede in cui parlerò di Scully e Mulder, né tanto meno dei fantasmi o degli alieni. Come ogni serie che si rispetti, però, anche X-Files ha un filo conduttore ben curato, sebbene spesso sia nascosto e controverso, ma considerare questo un aspetto negativo sarebbe sbagliato. Anzi, il segreto di X-Files è proprio questo... Ci sono però degli episodi cruciali nei quali è impossibile nascondere il filo, ed allora eccolo sbattutoci in faccia, con due o tre episodi legati tra loro, dei veri e propri film all'interno della serie. L'ultimo di questi film nel telefilm è quello che raccorda la seconda e la terza stagione, narrato per larghi tratti da un capo indiano. Senza andare a perderci nella trama, ciò che emerge dal suo racconto, implicitamente ed esplicitamente è il seguente: di Storia ce n'è una sola e viene scritta dai vincitori, che racconteranno ciò che a loro fa comodo.. ma di storie, e quindi di memorie, ce ne sono tante, infinite. E finché queste verranno raccontate la verità continuerà a sopravvivere, benché in condizione di latitanza, di illegalità, in netta minoranza. Ieri sera Marino Severini, cantante dei Gang, ha detto praticamente la stessa cosa spiegando il perché sia necessario raccontare storie del passato, soprattutto quello della resistenza partigiana. Le nostre radici risiedono nella memoria, non nella storia. 

Due insegnanti di diversa provenienza (il creatore di X-Files è statunitense, Marino è italiano) e di diversa professione per uno stesso concetto, applicato in modo differente, la cui forma differisce anche nell'ambito che va a trattare: X-Files è fantasia, la Resistenza è realtà. 

Ho già detto in articoli passati che l'arte è allegoria della realtà, ed è molto più efficace quando viene presentata di soppiatto perché leggere tra le righe o interpretare è molto più efficace che il prendere così com'è una determinata scena, un brano tratto da un disco o da un libro, senza suscitare particolari ragionamenti interiori. Certo, bisogna essere in grado di ragionarci su, e qui si torna alla questione dell'intelligenza, ma dato che io presumo di esserlo e presumo che chi mi legge lo sia, do certi presupposti come certi. 

Finora avrò visto una quarantina di episodi di X-Files, e teoricamente ci sarebbe da scrivere un post almeno per la metà di questi. Alcuni sono fantasiosi, fanno riferimento a leggende americane o cristiane, e offrono pochi elementi sottoponibili ad analisi, ma altri sono una miniera di riflessioni. Ad esempio c'è una puntata in cui un uomo aveva la passione per le unghie ed i capelli delle donne morte: lavorava per un'agenzia di pompe funebri e depredava i cadaveri, ma poi, una volta licenziato, ha dovuto trovare un'altra strada per ampliare la propria collezione di trofei: uccidere. Ora, senza andare a prendere in considerazione casi limite come quelli dei serial killer (che comunque spesso si appropriano di qualcosa che apparteneva alla vittima), voglio prendere in analisi alcuni casi che mi è capitato di incontrare lungo la strada. Persone che si svenano per avere una moneta od un francobollo, decine e decine di euro per acquistare il primo numero in edizione originale di Dylan Dog (altro che decine, si parla di centinaia di euro), dischi acquistati e mai ascoltati, e se nuovi nemmeno liberati dal cellofan. Un accumulo continuo di oggetti o denaro (perché c'è anche chi guadagna e non spende, e non in ottica di risparmio ma in ottica di accumulo), il tutto volto a soddisfare il proprio bisogno di possedere, di avere. C'è addirittura chi fa diventare una collezione le persone con cui è andata a letto. Cinque, dieci, venti, cento. Ma ne basta anche una, sotto un certo punto di vista... Mi chiedo però se si ricorda il nome, le generalità, l'aspetto, l'odore di queste donne o uomini con le quali ha avuto un amplesso, se ne ha mai assaporato l'essenza, se mai si è posta il problema di quali emozioni queste persone possano aver provato. 

Che siano monete, dischi, libri rari, fumetti, persone, il principio è lo stesso. Il possedere è alla base della loro natura, e questa natura è influenzata da freudiani impulsi sessuali mai totalmente espressi, e quindi almeno in parte repressi. Il capitalismo ha di certo facilitato questo meccanismo, promuovendolo e mettendolo a disposizione di qualsiasi tipo di tasche: c'è chi colleziona macchine, chi case, chi tappi di bottiglia, chi cartoline. Il paradosso però è che viene snaturato il prodotto del capitalismo: il capitalismo dovrebbe fornire beni di consumo, non beni da accumulare, e questa disfunzione all'interno del sistema è alquanto curiosa. Resta comunque il fatto che il capitalismo è sempre un passo avanti e sa bene come creare nuove cose da collezionare, anche perché sa che di malati ce ne sono parecchi, per di più inconsapevoli di essere affetti da questo germe.

Non nego il fatto che anche io colleziono fumetti e dischi, ma lo scopo è un altro. Saranno pur tutti in ordine i miei fumetti di Dylan Dog, ma tutti sono stati letti almeno una volta, e che siano prima, seconda o terza edizione mi interessa ben poco. I miei cd anche sono in ordine alfabetico per artista e cronologico per anno di pubblicazione, ma giusto per poterli trovare più in fretta ed ascoltare, vivere, rigare, consumare, strappare. A volte penso alla mia prima auto, alle decine di migliaia di chilometri che con lei ho fatto, le città che insieme abbiamo raggiunto e visitato, le persone che sono salite in macchina e che con me hanno cantato a squarciagola le canzoni dei miei cd, con le quali sono andato ai concerti, suonati o ascoltati... Mille storie ad essa legate, mille ricordi, mille cose da ricondurre a quella Grande Punto, anche una sua sorellina, o meglio una sua Evoluzione, che in terra veneta ho guidato come se fosse mia. Tutti quindi possono possedere, ma vivere un qualcosa, stabilire un legame, un rapporto con gli oggetti, una reciprocità, è un altro discorso, e non ha assolutamente a che fare con il collezionismo, con l'accumulo, con il piacere dato esclusivamente dall'avere una cosa. 

Il guardare ma non toccare, nel collezionismo, diventa l'avere ma non usare, e facilmente si trasforma in un non avere: un non aver vissuto, un non aver partecipato, un non aver condiviso. 

Il verbo avere è meraviglioso, perché oltre ad essere sinonimo di possesso è, soprattutto, il participio passato di azioni compiute. Ho vissuto, ho visto, ho amato, ho letto, ho ascoltato, ho emozionato. Queste, però, sono cose dettate dal vivere e dall'essere, non dall'essere in base all'avere... 

Tutto questo ve lo dice un collezionista... ma di esperienze, che nessuno potrà togliermi, ma che chiunque potrà "toccare".

Non so perché, ma questa canzone di De André spesso la riconduco alla condizione che può vivere un irrefrenabile collezionista. Forse sta tutto in un verso: "e ogni giorno un altro giorno da contare"... se si riconduce tutto alla quantità, il tutto diventa un nulla.




Stefano Tortelli