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lunedì 4 maggio 2015

"I want to believe" - Antichi alieni, archeologia proibita ed altre storie





Sin dall'apertura del blog ho desiderato trattare l'argomento extra-terrestri, tema che negli ultimi anni ho approfondito moltissimo grazie ad alcune serie di documentari, sia recenti sia di qualche decennio fa. Innanzi tutto voglio consigliarvi un film-documentario, che si rifà totalmente all'omonimo libro di Erich Von Daniken "Gli extra-terrestri torneranno", del 1970, nel quale sono riportati i più importanti elementi che sostengono la tesi dell'intervento alieno nell'antichità per dar vita all'homo sapiens ed alle civiltà arcaiche. Essendo di quarantacinque anni fa è carente di alcune scoperte recenti che hanno reso ancor più solido il discorso di Von Daniken, ma a dare un ideale seguito al film è stata poi girata negli ultimi anni una serie intitolata, in italiano, "Enigmi alieni", i cui contenuti, sebbene talvolta possano apparire un po' forzati, non cadono mai nell'assurdo, nel sensazionalistico, nel patetico. Credo però che sia necessario in primis fare un piccolo discorso riguardante questo mio forte interesse verso la tematica, poiché dietro ad ogni passione e curiosità c'è sempre una storia, una premessa, un fatto che rende sensibili, affascinati (fino ad essere convinti) verso una teoria, un pensiero, un'idea, un oggetto, una persona. 

Ho cominciato a guardare la serie "Enigmi alieni" per caso: una sera non riuscivo a prendere sonno, così feci una piccola ricerca online per trovare alcuni documentari che potessero conciliare il sonno, e così capitai su una puntata della serie. Ovviamente accanto alla parola "documentario" scrissi "alieni" (o forse "ufo"), perché se è vero che verso tante questioni sono stato e sono scettico, mai lo sono stato nei confronti dell'esistenza della vita al di fuori del pianeta Terra. Da piccolo, paradossalmente, gli alieni erano ciò che più mi spaventava: più dei fantasmi, più dei mostri, più delle persone cattive. Gli alieni erano un mio incubo ricorrente, ed addirittura una notte sognai, all'età di cinque anni, che era in atto una sfida epica tra loro e noi per la conquista di una piccola luna che, casualmente, si trovava nel mio giardino: c'era un sacco di gente a casa e tutti erano a testa in su a guardare le navicelle spaziali, mentre io ero terrorizzato perché, oltre al fatto che eravamo minacciati e fosse ormai vicina la fine del pianeta, gli alieni avevano anche rapito mia zia!!! I sogni di una persona sono ovviamente dettati dalle emozioni e dalle sensazioni che questa prova da sveglia, sebbene, a volte, si nascondano dietro ad altre, agendo sotto copertura, e perciò al mio risveglio mi resi conto di quanto la possibile esistenza degli extraterrestri mi inquietasse. Con il passare degli anni la paura si è trasformata in curiosità, e così cominciai a guardare le ultime serie di X-Files in tv, i vari film che trattano l'argomento, fino a provare interesse verso gli avvistamenti, i cerchi nel grano e tutto il resto.

L'interesse e la curiosità si acuirono, trasformandosi in passione, dopo aver seguito il corso di storia delle religioni all'università: non si fece mai cenno alla possibile esistenza degli alieni, alla loro deificazione, alla possibilità che tutti i vari dei null'altro fossero che alieni scesi dal cielo; più che altro cominciai a ragionare sulla presenza in ogni cultura, e di conseguenza in ogni religione, di elementi simili, uguali. I draghi, presenti nelle mitologie europee ed asiatiche, ma anche in quelle africane ed americane; il forte rapporto con le stelle, che ha portato ogni civiltà a creare un proprio zodiaco; l'ascensione al cielo o l'arrivo di esseri dall'alto, eventi citati un po' ovunque in tutte le culture mondiali. Molti teorici della storia delle religioni (sociologi, teologi, psicologi ed antropologi, principalmente) hanno cercato di spiegare con teorie scientifiche l'esistenza di questa presenza a livello mondiali dei concetti base di ogni religione. Una divinità trascendentale, un contatto primordiale con essa, una sua collaborazione per dare il via alla civiltà, una sua continua ricerca, attraverso preghiere, apparizioni e pellegrinaggi. Ai tempi abbracciai queste tesi, spingendomi oltre e credendo quindi che certe creature, come i draghi, per l'appunto, o gli ibridi uomo-animale potessero essere in qualche modo esistiti realmente, perché altrimenti non ci sarebbe stato un motivo plausibile per cui in ogni angolo del pianeta, tra civiltà che mai erano venute a contatto tra loro, fosse presente un mito così simile. 

Ed ora veniamo ad oggi, un oggi che dura ormai da tre anni, da quel primo documentario. Trovo fondamentale innanzi tutto auto-citarmi, ripetendo ciò che dissi in un vecchio post riguardante la scienza: ora come ora, la scienza, si sta comportando come una nuova religione, perché è conservatrice, restia ai cambiamenti, fortemente avversa ad eventuali cambi di paradigma, di punto d'osservazione. Già, perché tante scoperte effettuate nel corso degli ultimi cent'anni sono state semplicemente sotterrate, nascoste, perché scomode alla scienza contemporanea. Perché ad esempio si dovrebbe pre-datare l'arrivo dell'uomo nel continente americano, si dovrebbe sostenere l'esistenza di un commercio tra l'Africa ed il Sud America già ai tempi degli Egizi, si dovrebbero rivalutare molte questioni legate all'evoluzione ed alla tecnologia dell'uomo. Ma, un po' come agiva l'Inquisizione dal 1200 al 1600, sebbene senza sporcarsi le mani la Religione Scientifica osteggia, isola e sbeffeggia chi porta avanti nuove tesi. Eppure tutta l'archeologia proibita è emersa utilizzando il paradigma scientifico in auge: ricerca sul campo, comparazione, contestualizzazioni... insomma, il metodo scientifico. Tutto ciò vale per tutti gli elementi sopra riportati, che nulla hanno a che fare con gli alieni, se non di rimbalzo, talvolta, come ho voluto sottolineare in apertura, forzato. Ma indubbiamente è vero che la civiltà più antica non è più quella sumera ma quella che popolava la Turchia nei pressi di Gobelki Tepe, attualmente il sito archeologico più vecchio del mondo, datato con il carbonio 14 a 12500 anni fa: 6000 anni prima delle attestazioni sumere, del poema di Gilgamesh, il testo nel quale viene riportata l'esistenza degli Annunaki, ovvero coloro che scesero dal cielo e ibridarono l'homo erectus con geni "trascendentali" per dar vita all'homo sapiens. Perché lo fecero? Lo fecero perché erano in cerca di oro, avevano la necessità di qualcuno che scavasse nelle miniere. Sebbene avessero soggiogato l'homo erectus questi era poco propenso ad obbedire, e quindi si decise di dar vita in laboratorio all'homo sapiens, più ligio alle regole ed anche in grado di auto-regolarsi. Da qui nascerebbe anche il recondito interesse verso l'oro in tutte le civiltà del mondo: di per sé l'oro non è chissà che raro, chissà che fondamentale per la creazione di utensili, era semplicemente un qualcosa in più, di non necessario, ma che ha sempre affascinato, ad ogni latitudine e longitudine del pianeta, l'uomo. Ma gli Annunaki sono presenti anche in altre culture? Sì: ci sono gli Elohim nella Bibbia, ci sono gli dei che secondo gli indigeni della Mesoamerica costruirono il complesso di templi di Puma Pumku, che eressero le mura di Machu Pichu, che dettarono le indicazioni per la costruzione delle piramidi Maya. Ci sono anche presso gli Egizi, che vedono come la casa degli dei la Cintura d'Orione, fedelmente riportata sulla terra con le tre piramidi della piana di Giza. L'archeologia ufficiale comincia ad accettare questa tesi, ma non riesce ancora a spiegarsi come possano esser state costruite, ed anche i segni d'erosione più attribuibili all'acqua che al vento (come per la Sfinge) sposterebbero indietro di millenni la data della loro costruzione. A quando? A 12500 anni fa, come Gobelki Tepe, come Puma Pumku, come il periodo in cui l'allineamento tra le tre stelle della cintura d'Orione combacia alla perfezione con le tre piramidi e la costellazione del Leone si trovava dritta di fronte alla Sfinge (che, prima di assumere sembianze umane, riportava il volto di un leone; solo successivamente, dopo la distruzione della testa del felino di pietra, si costruì il volto umano, che è sproporzionato rispetto al corpo). 12500 anni fa sembrerebbe il momento in cui tutto è iniziato: dopo la fine della glaciazione, presumibilmente nel momento in cui si dovrebbe far risalire il biblico (ma non solo biblico) diluvio universale, l'evento che in numerosissime religioni è riportato e identificato come il momento del nuovo inizio. 

E gli UFO? Gli ufo sono riportati in numerosi dipinti di ogni epoca, in incisioni nella pietra, nell'arte rupestre: dall'Italia ad Altamira, dal Sud America alle illustrazioni sui testi indù. E nei testi indù sono riportate le Vimana, enormi città volanti; in Giappone ci sono dei che arrivano sulla cavalcando draghi sbuffanti, nella Bibbia Enoch compie un viaggio spaziale durante il quale impara tantissime nozioni scientifiche e, quando torna sul pianeta, le riporta, raccontando anche come la Terra apparisse dall'alto. E sempre nella Bibbia si racconta di Giona, inghiottito sì da una balena, ma una balena con un corpo che sembrava metallico, artificiale. Non umano. E così, in un certo senso, si potrebbe attribuire natura extraterrestre anche all'arca di Noè. Mito, quello dell'arca, che si ritrova in altre religioni. Ciò che poi trovo curioso è come la provenienza di questi visitatori sia limitabile alle solite due o tre costellazioni: forse perché sono le più visibili, forse perché hanno affascinato più delle altre i nostri antenati, ma tant'è. Resta comunque il fatto che numerose scoperte avvenute recentemente erano questioni ben note agli antichi o a popolazioni esistenti che però non posseggono certe tecnologie. Ne è un caso esemplare la conoscenza di Sirio B e del suo comportamento da parte di una tribù sperduta dell'Africa Nera: Sirio B non è visibile ad occhio nudo e sono solo pochi anni che è stata scoperta dai super-tecnologici telescopi della Nasa, per cui c'è qualcosa che non torna. Come c'è qualcosa di particolare nel fatto che la teoria di una griglia magnetica portata avanti da Platone è stata effettivamente avvalorata dalle scoperte di alcuni scienziati che, partendo dai punti in cui sono presenti i più vecchi siti archeologici di tutto il mondo, hanno di fatto notato l'esistenza di una griglia tanto regolare quanto stupefacente. 

Cosa c'è sotto? Qual è la verità? Io mi limito a ripetere che credo all'esistenza degli alieni ed ad un loro intervento in epoca primordiale, e forse anche successivamente, per modificare la nostra essenza prima e la nostra conoscenza poi. E non fatico a dire che sebbene io non creda ad alcun Dio non mi sorprenderei se tra mille anni venissero definiti come alieni che hanno contribuito alla nostra nascita, alla nostra crescita ed alla nostra prosperità. E perché sarebbero stati considerati divinità è presto detto. Abbiamo una testimonianza storica ben disponibile come quella del primo incontro tra gli indigeni americani e gli europei. Questi ultimi erano visti e trattati come divinità, perché diversi, perché arrivati a bordo di navi da un luogo lontano, e vennero onorati con oro, beni preziosi, donne (ecco il sacrificio, altro perno fondamentale di ogni religione). Tralasciamo ciò che avvenne dopo, ma in ogni caso è storia la deificazione di qualcuno che arriva da "fuori", da "altrove", da "lontano". Ma l'esempio forse più eclatante, sebbene sia poco conosciuto, è quello del cosiddetto "culto del cargo". Durante la seconda guerra mondiale gli americani utilizzarono alcune isole della Melanesia come base per l'invasione del Giappone: ebbene, queste isole non erano disabitate, erano le terre di alcune tribù indigene, che vennero "comprate" con il dono di cibo, di utensili e di tecnologie. Quando gli americani, finita la guerra, abbandonarono le isole, i melanesiani cominciarono a creare feticci degli aerei, sperando di richiamare quegli dei scesi dal cielo, pregando, costruendo altri aerei di legno. Negli anni '40 è quindi nata una nuova religione, in modo spontaneo, ma nello stesso modo in cui nacquero quelle millenarie. 

Quando mi capita di parlare di queste cose mi rendo conto che sembro un fervente credente, e probabilmente lo sono. E, come direbbe Fox Mulder in X-Files, "voglio crederci". Ma non perché la reputo la migliore teoria tra le tante disponibili, ma perché, a conti fatti, non riesco ad immaginare un'altra strada percorribile, un'altra verità, se non questa. Avevano quindi forse ragione i creazionisti e non gli evoluzionisti? No, semplicemente esiste, secondo me, una compresenza di questi due elementi, ed è valida solo per gli umani. C'è stata un'evoluzione, regolare come per tutti gli altri esseri viventi di questo pianeta, ma ad un certo punto c'è stato un intervento esterno. Divino? No: è sì trascendentale, ma non divino né tanto meno umano. Semplicemente, è stato un intervento alieno. 


PS: forse in pochi lo sanno, ma il poster che è nell'ufficio di Mulder nella serie, riportante la celeberrima frase "I want to believe", è una foto scattata da Billy Meyer in Austria negli anni '70. Billy Meyer è uno dei più famosi contattisti del mondo, è stato interrogato e tutto il materiale che ha fornito è stato attentamente analizzato. Fino a prova contraria, tutto ciò che lui ha fatto sottoporre al metodo scientifico è autentico, non contraffatto... in parole povere, è tutto vero. 





Stefano Tortelli


domenica 22 febbraio 2015

Stigmatizzazione a priori & santificazione a posteriori - Breve storia della xenofobia

Statua in ricordo di Giordano Bruno




Razzismo, omofobia e odi religiosi, nonostante le tesi degli attuali politici, non sono i mali del XXI secolo. Hanno radici ben più profonde, probabilmente insite nella natura umana, che mutano nel corso dei secoli, assumendo diverse forme e diverse manifestazioni, e sono presenti a livello universale. Sarebbe oltre tutto un errore madornale legare a doppio filo questi mali all'ignoranza, perché se si può anche accettare come dato di fatto una stretta correlazione tra alcune forme di odio per il diverso e l'ignoranza e l'ottusità, è altresì vero che non tutte le xenofobie germogliano negli aridi campi della mancanza di cultura e di intelligenza. Ne sono esempi le rivoluzioni scientifiche, ovvero i passaggi da un paradigma scientifico ad un altro da parte della comunità intellettuale. Un passaggio tutt'altro che indolore, che vede come primi promotori esponenti che hanno conosciuto molte gogne prima di poter essere riconosciuti come luminari. Galileo, Copernico, Darwin, Tesla, Einstein, Von Daniken, tutti perseguitati, tutti considerai matti, tutti osteggiati. E non dagli ignoranti, ma da persone intelligenti quanto loro. Come spiegare ciò?

Come scritto in precedenza la xenofobia è un qualcosa di riscontrabile a livello globale, a qualsiasi latitudine, ma soprattutto in tantissime differenti forme. Fanno scalpore l'omicidio, il genocidio, la ghettizzazione, la segregazione, ma pensare che dietro a questi non vi sia un processo che è passato per diverse tappe, collocabili in un arco di tempo più o meno ampio, sarebbe estremamente riduttivo e pressapochista. Forse l'unico razzismo che è nato da un giorno all'altro è quello che ha visto come carnefici i coloni europei in America e come vittime i deportati dall'Africa, diventati merce da vendere ai proprietari terrieri, ai padroni delle miniere, agli impresari edili. Un uomo diventa merce, un altro uomo paga un altro uomo ancora per avere l'uomo-merce. E già questo particolare processo rende il razzismo in America, ed in particolare negli Stati Uniti, un caso limite, che merita delle analisi specifiche, e che in certi sensi rappresenta l'eccezione che conferma la regola. Perché gli Ebrei durante il nazi-fascismo non sono stati perseguitati da un momento all'altro, e la loro persecuzione non si può ricondurre esclusivamente all'ideologia hitleriana; perché la persecuzione nei confronti dei cosiddetti "eretici" non è stato un fenomeno estemporaneo, e prima del suo intensificarsi ha avuto una storia lunghissima, che ha coinvolto l'Europa intera, le coste settentrionali dell'Africa, il Medio Oriente. 

Ed anche certe religioni, certe credenze, certe superstizioni sono figlie di processi di lungo corso: l'uccisione degli albini in Africa, le condanne religiose nei confronti dei sodomiti, l'aberrazione delle malattie psichiche e delle deformità. Fino ad arrivare alla persecuzione di qualcosa che non è riscontrabile a livello esteriore o nei comportamenti, ma nel modo di pensare, di parlare, di ragionare: le persecuzioni politiche, che tanto hanno animato il Novecento, hanno radici antichissime e che, se ancora oggi sono in grado di alimentare odi ideologici è perché sono sempre state in grado di attecchire in un terreno estremamente fertile. E quale altro terreno può essere, questo, se non la natura umana? 

Quanti personaggi storici e religiosi sono stati uccisi perché diversi, perché fuori dagli schemi? Gesù era diverso, Giulio Cesare era diverso, i santi erano diversi, Martin Luther King era diverso, John Lennon era diverso. Con il passare dei decenni o dei secoli ci si è poi ritrovati a chiedere scusa ed a sostenere che tutti questi diversi erano nel giusto mentre i normali erano nel torto, e probabilmente questo processo si perpetuerà ancora per molti anni a venire, proprio perché ben insito nel nostro inconscio. Perseguitati da vivi, incensati da morti, fino ad elevarli a divinità, a miti, a leggende. E, paradossalmente, in alcuni casi oltre al danno c'è la beffa: gli osteggiati in vita, osannati da morti, a volte si ritrovano a loro malgrado ad essere il feticcio da venerare e da difendere da nuovi diversi che portano avanti un nuovo modo di pensare, di vivere, di fare scienza. E così ogni teoria che va contro l'evoluzionismo ed il creazionismo viene osteggiata, ogni corrente di pensiero che va contro il Cristianesimo è il Male. Del resto anche il rock n' roll si è provato ad ucciderlo nella culla, ed ironia della sorte è stato ammazzato in seguito dai suoi seguaci, perché ormai si era trasformato, era diventato altro. A livello macrosociale tutto ciò è ben visibile, ma la xenofobia è riscontrabile anche nei rapporti interpersonali di ogni singolo individuo. Andare oltre, andare avanti, evolversi è ciò che più spaventa ogni uomo e donna, ed è molto più facile prendere le distanze da chi è differente e nuovo e che in sé incarna il futuro anziché rimanere in un contesto che si considera amico solo perché conosciuto, ma che in verità soffoca ogni propria aspirazione al migliorarsi. 

Ci vorranno decenni prima che vengano pre-datati eventi significativi nell'evoluzione e nell'espressione dell'uomo (la costruzione delle piramidi, la comparsa dell'uomo in America), ci vorranno decenni prima che si possa considerare possibile la nostra provenienza extra-terrestre, ed anche quando queste ipotesi verranno accettate andando a creare un nuovo paradigma scientifico, assisteremo allo stesso processo che si verifica puntualmente da migliaia di anni: quand'anche ci saranno prove che potrebbero modificare il prossimo paradigma, si assisterà nuovamente ad una persecuzione, ad un osteggiamento, ad un rigetto. 

E' umano, a quanto pare, odiare il diverso, averne paura. Ma sono umane anche le diversità nel colore della pelle, nell'orientamento sessuale, nel modo di concepire il trascendentale, nel pensiero, nella scienza, nel gusto artistico. Sembra però che sia più facile rinunciare a queste ultime peculiarità dell'essere umano anziché alla xenofobia. Forse perché, sotto sotto, molti considerano il diverso superiore e non inferiore a loro, e quindi da combattere, da eliminare, da relegare, per poter continuare a perpetuare il loro essere inferiori. Inferiori, ma tranquillamente e disumanamente normali.

Preferisco di gran lunga le storie sbagliate, quelle che per la maggior parte delle persone sono senza senso, senza morale, senza pudore. Le preferisco, perché nella loro diversità c'è il loro essere speciali, c'è il loro essere policromatiche all'interno di un contesto grigio, c'è un barlume di futuro, di ignoto, che adorerei scoprire, adorerei esplorare. E forse è proprio questa la spiegazione delle parole del Cristo: "Gli ultimi  (perché diversi) saranno i primi"...





venerdì 9 gennaio 2015

Desacralizzazione - L'ennesimo fallimento della cultura dell' "Anti"




Ho sempre portato avanti, da quando ho preso coscienza di questo meccanismo, che se una persona o un insieme di persone credono che un certo comportamento sia attuabile è perché loro, per primi, potrebbero farne ricorso. Per fare un esempio banalissimo ma estremamente fruibile e forse a molti comune, è il classico timore di venire traditi nonostante si creda di essere amati: se viene valutata seriamente questa possibilità nonostante si supponga siano reali i sentimenti del partner, allora il vero possibile traditore, in primis, è chi ha questo timore. 

E quindi, a sentire i vari razzisti anti-islamici neofascisti mi viene da pensare che loro, potessero, avessero il coraggio, davvero impugnerebbero le armi per una nuova crociata puramente basata sulla differenza religioso-culturale. Ieri però sottolineavo come nelle più alte sfere della società la religione e le differenze culturali ben poco siano realmente prese in considerazione: sono solo utilizzate come slogan e capri espiatori per dar adito ad epifanie di massa, ad unire il popolo contro il nemico comune, a mettere la base nella condizione di sacrificarsi pur di mantenere intatto il proprio credo, il proprio stile di vita, la propria esistenza, la salvezza della propria anima. E quindi si potrebbe asserire che la lapidaria frase di Marx, "La religione è l'oppio del popolo", sia esatta: del resto le droghe esaltano e non fanno pensare, le droghe rendono iperattivi ed allo stesso tempo disattivano la parte del cervello che porta al ragionamento razionale, e quindi sì, Marx aveva ragione, i regnanti ogni giorno ci propinano "la nostra dose quotidiana" e via, tutti pronti a difenderli in nome di Dio. 

Marx, nella sua analisi, che assolutamente è condivisibile, dimentica però di analizzare i modi in cui l'uomo comune, la classe operaia, i contadini, i dipendenti, in sostanza tutte categorie riconducibili alla base, alla classe sociale che sta in basso (ma che regge in piedi la piramide, e se questo lo capissimo tutti ci vorrebbe poco a far crollare l'intera costruzione), siano i primi a votarsi, siano i primi a credere, siano soprattutto i migliori credenti. Perché chi già aveva grossi problemi a sopravvivere (ora preferisco dire "arrivare a fine mese", cercando di mantenere lo standard di vita a cui si è abituati... altra questione spinosa, che prima o poi affronterò) abbracciava un credo religioso così facilmente, limitando ulteriormente la propria libertà d'azione, legandosi al piede un'altra catena che viaggiava parallela a quella del potere temporale? 
Nei miei studi ho avuto modo di imbattermi in Durkheim, uno dei padri, come Marx, della sociologia moderna. Una volta non esistevano nette divisioni tra le "mansioni" del sociologo, dello storico, dell'antropologo, del filosofo (e sarebbe ottimo si ritornasse ad agire in questo modo; le etichette sono sempre state un grosso limite al sapere, ed ora che tutti potremmo essere dei grandi saggi si è ancor di più acuita la suddivisione tra i campi del sapere, perché è molto più facile non avere a che fare con un "super-uomo" onnisciente), tant'è che Durkheim l'ho incontrato sui manuali di sociologia, nel corso di storia delle religioni, durante le lezioni di antropologia, e sicuramente anche chi studia psicologia ha avuto a che fare con lui. Ed il suo pensiero mi ha sempre affascinato, tanto da interiorizzarlo e farlo mio: senza dilungarmi troppo, Durkheim considerava la religione come un processo collettivo che dà agli individui, attraverso i riti e le credenze, ovvero i fenomeni religiosi, la possibilità di separare la vita di tutti i giorni, nella quale esistono differenze, fatiche ed oppressione, da quella sacra nella quale tutti siamo uguali, di fronte ad un'entità superiore, ma soprattutto davanti ai nostri occhi. Lui la chiamava demenza collettiva, poiché ognuno delega al sacerdote, all'esecutore del rito, il compito di dar vita al fenomeno religioso, limitando così le proprie capacità, le proprie facoltà. A vederla così, a livello puramente teorico, si può pensare a quanto assurda sia la religione, a quanto sia limitante, quanto, in maniera estrema, privi l'individuo di ogni velleità.

Ma a livello pratico, ed è qui che voglio arrivare, il discorso è nettamente diverso. Pensiamo a quanto fosse centrale (ed in alcune località rurali, anche in Italia, ancora adesso è così) la figura del parroco nella vita di una comunità: il religioso, colui che incarnava il potere della Chiesa (ed utilizzo l'esempio cristiano perché più fruibile e più visibile), non solo aveva il compito, che arrivava dall'alto, di compiere i riti quotidiani. Il religioso era confidente, il religioso era psicologo, il religioso era la guida, era la figura attorno alla quale stringersi nei momenti di crisi, in quelle situazioni in cui non si sapeva più dove sbattere la testa. E le comunità religiose si prendevano cura dei malati, degli anziani, dei disabili, dava sostegno a chi economicamente non ce la faceva. Certo, non dandogli soldi, ma accogliendolo, trovandogli un lavoro, mettendolo nella condizione di poter condurre una vita più sopportabile. 

Durkheim studiò anche i processi che portano al suicidio, ed in quello che viene definito "suicidio egoistico" si sofferma ad analizzare come il suicida possa essere portato al suo gesto estremo dall'instabilità sociale, familiare, religiosa, in sostanza dall'assenza di legami forti nei confronti di altri simili. La religione è sempre stata l'appiglio di coloro che hanno avuto difficoltà ad inserirsi nel tessuto sociale, a costruire rapporti umani, ad instaurare legami amorosi o d'amicizia. Una scelta di comodo forse, un paracadute sociale da utilizzare in casi estremi, sì. Ma c'era. 

Ora, a livello temporale, a livello puramente sociale, puramente laico, cosa c'è di realmente adatto a sostituire la religione e le sue espressioni in ogni comunità? Chi c'è realmente per chi non ha un soldo, per chi ha perso il lavoro, per chi ha difficoltà a relazionarsi? Ma soprattutto dov'è che la desacralizzazione ha avuto successo, non minando eccessivamente la stabilità psicologica dell'individuo che ne è stato privato? Ci sono tre esempi che mi vengono in mente, provenienti da tre epoche diverse, che hanno mostrato come si può realizzare una sostituzione della religione, ma che allo stesso tempo hanno mostrato un esito curioso, se non paradossale: Cesare Augusto, una volta divenuto Imperatore di Roma, ha sostanzialmente declassato i culti nei confronti degli Dei, consapevole di quanto la classe sacerdotale potesse essere una minaccia tanto quanto il senato, ma subito dopo ha innalzato se stesso e suo padre (Giulio Cesare) a rango di divinità (forse influenzato dalla cultura Egizia); processo simile l'ha adottato Napoleone, che al momento dell'incoronazione si è da solo posto la corona sul capo, privando di fatto il Papa e la Chiesa del loro potere istituzionale-religioso, ed allo stesso tempo per i suoi sudditi era diventato una semi-divinità; ed infine l'Unione Sovietica, dove la Chiesa è stata privata di ogni suo potere e di ogni sua proprietà, salvo poi instaurare una sorta di culto nei confronti della Madre Russia e dei padri della Rivoluzione. In sostanza, quindi, le religioni sono sì state indebolite o addirittura cancellate, ma per creare qualcosa che potesse assolvere ai loro compiti si è sostanzialmente elevato a rango di Dio una persona, una realtà fisica, un'ideale. Ci troviamo quindi di fronte ad una sacralizzazione di ciò che è laico, e la si può vedere anche in tanti altri campi, senza dover per forza parlare a livello statale: Che Guevara è entrato di diritto nella mitologia del Socialismo, Kurt Cobain è nel pantheon della musica, Peppino Impastato è un eroe della lotta alla mafia, e si può andare avanti all'infinito.

Ma tornando alle "sostituzioni" a livello istituzionale, laddove la laicizzazione è stata seguita dal rendere sacro un elemento laico i frutti sono stati raccolti. Perché Roma sotto gli imperatori ha vissuto i suoi secoli d'oro, fino a quando Costantino non ha reso religione d'Impero il Cristianesimo (non è stata l'unica causa del crollo dell'Impero, sia chiaro, ma sicuramente è stato un elemento non poco destabilizzante); perché Napoleone ha saputo attraverso le strutture del suo Impero migliorare la condizione dei suoi sudditi, e sono stati più quelli che hanno pianto alla sua morte che quelli che hanno gioito; perché l'Unione Sovietica ha resistito fino alla sua dissoluzione, promossa in primis da Papa Wojtyla, ma l'attualità non sta premiando affatto né la Russia né tutti gli Stati dell'ex Blocco Sovietico, e nemmeno la stabilità ed il benessere globale ne hanno giovato, anzi.

E dove al potere religioso non c'è stata alcuna sostituzione? Beh, a Natale si parlava in famiglia dell'alto numero di suicidi, di omicidi e di reati che stanno animando le cronache degli ultimi anni, da quando la crisi si sta facendo sentire, da quando migliaia di persone in Italia non sanno più a che Santo votarsi per sopravvivere fino al giorno di paga (se un giorno di paga hanno). Già, non sanno più a che Santo votarsi; e questo perché in Italia la laicizzazione, e quindi il rendere statale ciò che prima era ad appannaggio della Chiesa, non è stata seguita da un adeguato sistema di supporto sociale non-religioso, non si è dato vita ad un qualcosa in grado di alleviare la tensione in modo efficace quanto le preghiere, quanto il supporto di un religioso, quanto una confessione o un atto di dolore. E soprattutto non è stata stimolata l'auto-determinazione, la consapevolezza nei propri mezzi, la possibilità di realizzazione in base alle proprie capacità, siano nulle o siano totali. Non è stato fatto nulla, in sostanza, per dare una ragione d'essere a milioni di persone, che di fronte alle difficoltà si smembrano, si dannano, si disintegrano. E smembrano, dannano, disintegrano. Ci troviamo quindi ad una carenza enorme di valori, ad un'inestimabile smarrimento, ad una totale assenza di "cristiana solidarietà". E paradossalmente le prime a muoversi per aiutare queste persone sono le strutture religiose o quelle che ne hanno simulato il modus operandi. Che siano quindi associazioni di stampo religioso od Onlus laiche, in ogni caso l'agire è lo stesso, il prodigarsi per gli altri è immutato. Ma a livello statale tutto questo manca, e viene molto più facile staccare un assegno di disoccupazione o creare contratti ad hoc, facilmente stracciabili, per chi ha particolari necessità anziché creare un reale Welfare State che offre servizi anziché denaro mai sufficiente per pagarli. E così scomparirebbero tante malattie psicosomatiche, in molti prima di suicidarsi ci penserebbero due volte, in tanti altri prima di massacrare la propria famiglia rifletterebbero un attimo.

Lo smarrimento che è venuto a crearsi ora è dovuto a tutto questo, ed a tanti altri fattori. Ma come per l'Impero romano l'imposizione del Cristianesimo è stata una componente non indifferente per la sua destabilizzazione ed i successivo crollo, la desacralizzazione che non ha visto una reale sostituzione porterà allo stesso risultato. E più non si fa, più ci si avvicina, al nostro crollo.

Se si comincerà invece ad operare ad una riproposizione, in termini laici, di ciò che prima era proprio della religione, beh, sarà proprio il caso di cantare tutti insieme un'Hallelujah... laica, però.


Stefano Tortelli