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La copertina di Oath bound, sesto album dei Summoning, pubblicato nel 2006. |
Stanotte non si dorme, così ho deciso e così sarà. Spesso va a finire così quando il pc è collegato alle casse, quando la voglia di ascoltare musica è finalmente ritornata nella sua forma più intera, tanto da portarmi a spegnere le luci normali e riaccendere, dopo circa un anno, per la prima volte le luci psichedeliche. E' spesso stata una cartina tornasole, per me, la musica, ed il suo esserci così fortemente in questi ultimi giorni, dopo aver ricominciato a prendere terreno nell'ultimo mese, non può che essere un segnale estremamente positivo.
Anche perché il mio rapporto con la musica è decisamente particolare, e se devo averla come sottofondo per un'altra attività tanto vale non averla. Con questo non intendo dire che per ascoltare musica devo stare seduto, fermo, con le mani in mano, ma devo trovarmi nella condizione di darle una dose sufficiente di attenzione: perché altrimenti diventa un qualcosa di superfluo, di fastidioso, di limitante. E questo non posso assolutamente permettere che succeda, non potrei mai mancare di rispetto in questo modo la somma arte, ed allo stesso tempo non posso mancare di rispetto a me stesso imponendomela.
Lei si limita ad arrivare, mi chiama, io vado verso lo scaffale, prendo un cd, lo metto su, attacco le casse, e via, pronto per un nuovo viaggio in sua compagnia. Tra ieri sera e stanotte il breve cammino che mi separa dai cd l'avrò percorso, andata e ritorno, circa una decina di volte, scomodando prima i Pink Floyd, poi De André, poi Cohen. Mi è poi venuta voglia di rispolverare alcuni cd che era un po' di tempo che non ascoltavo, quindi ecco alternarsi i CSI, la Casa del Vento, e dato che ormai ero in tema di musica folk italiana ecco spuntare i Vad Vuc. Ad un certo punto, dopo che avevo finito il quarto capitolo di un libro cominciato stasera, mi era quasi venuta voglia di guardare qualcosa in streaming, ma ecco l'illuminazione, ecco il ragionamento assurdo delle 3:40: "Ho sentito folk metal proveniente da praticamente tutta Europa, devo trovare qualcosa di rumeno, moldavo, croato, ci sarà pur qualcosa!". Ed allora eccomi andare su Youtube, tentare varie ricerche, finire sui Viter che in verità sono ucraini e paragonarli ai Metsatoll per il timbro di voce, quindi pensare ai Korpiklaani perché avevano ospitato nella tournée europea di due anni fa proprio i Metsatoll. I Korpiklaani sono stati coloro che mi hanno iniziato al mondo del folk metal, sono stati quelli che hanno aperto le porte del panorama del folk-viking-black dinanzi ai miei occhi, ed inevitabilmente si sono susseguiti nella mia testa i primi gruppi nei quali mi cimentai, a volte con fatica, altre volte con estrema facilità: gli Ensiferum, i Finntroll, gli Ulver (che mi sa che saranno i prossimi ad essere fagocitati prima dal pc e poi dalle mie orecchie), i Bathory, i Summoning.... "Cazzo, i Summoning"!!!! Non avevo ancora 17 anni quando cominciai questo mio viaggio nelle atmosfere nordiche ma mi sembra ieri: i pomeriggi passati a cercare musica tramite Last.fm per poi riportare i nomi degli artisti su Emule, e giù di download, ad esplorare l'ennesima foresta, a sentire sempre più freddo, ma anche a riscaldarmi esternamente con il calore dei fuochi da campo ed internamente con gli intrugli alcolici preparati dai guerrieri vichinghi che animavano la mia mente. I Summoning però avevano quel qualcosa di particolare, di unico, che mi portò pian piano a comprarne quasi tutta la discografia, a passarci giornate intere, tenendoli come colonna sonora dei vari giochi del computer che meglio si sposavano alle loro atmosfere: Oblivion, la saga di Gothic, talvolta Age of Empires.
Tra l'altro il percorso dei Summoning è estremamente particolare, perché sebbene fossero partiti come band prettamente metal (ed il disco Lugburz ne è una lampante testimonianza), hanno poi deciso di creare qualcosa di tutto loro, un atmospheric black metal narrante le gesta degli eroi partoriti dalla mente di Tolkien, la cui impronta è chiarissima sia dalle copertine dei loro album sia dai titoli degli album e delle canzoni. Ma per loro non era ancora sufficiente, non era abbastanza aver dedicato praticamente tutta la loro discografia (ad eccezione di Stronghold) al Signore degli Anelli ed al Silmarillon. Loro dovevano spingersi ancora oltre: ed ecco che, nel 2006, pubblicano Oath bound, il loro penultimo album, nel quale è contenuta una canzone che già per come è nata è qualcosa di assolutamente meraviglioso. Perché non cantano in inglese, non cantano nel loro tedesco-austriaco, non cantano in una lingua esistente: loro cantano il pezzo nella lingua orchesca inventata da Tolkien. "Mirdautas vras" è il titolo del brano, ed inevitabilmente è diventata la canzone dei Summoning che preferisco, perché in sé raccoglie tutto ciò c'è di più fantasioso, creativo e fuori dal comune che esista.
Via, me la godo un'altra volta, e d'ora in poi cercherò di ascoltarmi un po' più spesso rispetto a quanto fatto negli ultimi due o tre anni. Perché quando certi vecchi amore si ripresentano è giusto riservar loro un trattamento speciale, soprattutto quando se lo meritano, soprattutto quando, in una notte nella quale non si vuole dormire, si rendono disponibili per farti compagnia, chiedendo solo di venire ascoltati con lo stesso stupore di quando ancora ero un ragazzino.
Ps: probabilmente finito Oath bound anziché andare direttamente in Norvegia, dagli Ulver, farò una capatina a trovare gli Agalloch. Ma questa è un'altra storia...
Stefano Tortelli
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