sabato 25 aprile 2015

Le stelle, grandi motori di un sistema perfetto




Raramente non ho avuto rispetto di un oggetto. Ogni oggetto con cui abbiamo a che fare è frutto del lavoro di qualcun altro, e non averne cura sarebbe, in un certo senso, come mancare di rispetto alla persona che ha dedicato la sua conoscenza per renderlo usufruibile, utilizzabile. E, in una società globalizzata come la nostra, dove è già tanto avere la sicurezza della provenienza di ciò che acquistiamo e, quindi, usiamo, è probabilmente impossibile conoscere la persona che con le sue sapienti mani ha reso un prodotto finito materiali di per sé apparentemente inutili. Ma ciò non toglie che il rispetto per questa persona o per più persone è dovuto, secondo me. Del resto fino a che c'era uno stretto legame tra il produttore e l'oggetto prodotto, quando ancora l'industria contava più sugli individui che sulle macchine, la perfetta riuscita del lavoro era una gratificazione per l'operaio, e questo concetto si può estendere alle coltivazioni, alle estrazioni minerarie, per non parlare di tutta l'industria o l'artigianato manifatturiero. Poi, con l'avvento dell'industrializzazione e dell'automatizzazione, promossa dalla catena di montaggio, la stretta correlazione è venuta a mancare, portando all'alienazione, all'assenza di un rapporto tra l'io che produce ed il prodotto finito. Hegel la spiega molto meglio di me questa questione, e benché per tanti è il filosofo promotore del capitalismo io sostengo invece che sia il precursore di Marx e di tutta la corrente anti-capitalista della filosofia occidentale. 

In ogni caso, spogliando le mie considerazioni di ogni caratteristica politica e restando soltanto nell'universo umanistico e spirituale, ogni oggetto merita rispetto in quanto qualcosa di esistente, e, nella mia concezione dell'universo, dotato di una carica energetica, una sorta di anima. Ed è per questo che non mi piacciono certe scale di valori adottate da certe organizzazioni ambientaliste, che mettono al primo posto gli animali di compagnia, poi gli animali di allevamento, poi i mammiferi in via di estinzione, i mammiferi in genere e gli uccelli... qualcuno va oltre prendendo in considerazione i pesci, ma già i rettili, dopo secoli di rigetto religioso nei loro confronti, sono poco calcolati, per non parlare degli invertebrati... quando poi si tratta di passare ad un altro regno, già il discorso è incasinatissimo: perché molti animalisti hanno i paraocchi e non considerano il regno vegetale, molti ambientalisti si fermano a questi due regni, altri li calcolano tutti... ma poi, quando si parla di ciò che è inanimato, la stragrande maggioranza tace. C'è considerazione verso l'acqua, verso il riscaldamento globale che si strumentalizza per altri scopi, ma poi, il silenzio. Tra l'altro sul riscaldamento globale bisognerebbe aprire una parentesi, dire che stiamo uscendo da una piccola glaciazione, tenere conto della ciclicità de periodi climatici, asserire che forse se i leoni e gli elefanti ancora 2000 anni fa erano in Sicilia e poi sono scomparsi forse la colpa non è solo dei Romani che li uccidevano ma anche di un cambiamento climatico che ne ha ridotto l'habitat naturale. Resta comunque il fatto che credo che il rispetto si debba avere per ogni singolo elemento che compone la Terra, e pensare anche che, se proprio si volesse fare una scala di valori, al primo posto bisognerebbe mettere in coabitazione l'acqua e la terra, elementi che combinandosi tra loro pongono i primi presupposti per far sì che ci sia la vita. E tutto questo è detto in modo estremamente semplicistico, senza considerare l'apporto imprescindibile che hanno tutti gli elementi rocciosi che forniscono i minerali per rendere terreno fertile la vita e concime fertile l'acqua. E stimo questi due elementi, perché nulla chiedono in cambio, nulla pretendono da chi di loro si serve per essere, esserci, esistere. 

Sono questi, in effetti, gli elementi che primariamente gli astronomi cercano al di fuori della nostra atmosfera per stabilire dove sarebbe possibile trovare vita o sbarcare per rendere una nuova Terra un altro pianeta, ed è per questo che l'attenzione in primis viene data a Marte, il pianeta a noi più vicino che ha una temperatura tale da poter preservare l'acqua, sebbene in un stato solido, sotto forma di ghiaccio: perché Venere è bollente, Mercurio lo è di più, i pianeti gassosi non hanno superficie, e tutt'al più possono avere alcuni satelliti interessanti per creare delle basi d'appoggio ma non delle vere e proprie città. Perché manca l'atmosfera, la gravità sarebbe presumibilmente troppo forte per qualsiasi realtà che deve durare nel tempo. Resta Marte, nel sistema solare. Ed al di fuori? Al di fuori si cerca la "fascia dei riccioli d'oro", ovvero la fascia abitabile, quella che si trova ad una distanza sufficiente ma non eccessiva per far sì che un pianeta possa avere acqua allo stato liquido: un altro pianeta come il nostro in tutto e per tutto. 

Ma questi pianeti necessitano di energia, necessitano della fonte primaria della vita: più dell'acqua, più della terra, più dei minerali, più della vita stessa. Necessitano del Sole, necessitano di una stella in grado di alimentarli ogni giorno, in grado di dar loro la forza, in grado di dare l'energia necessaria ad ogni eventuale forma di vita che questi pianeti ospitano per far sì che nasca, che sopravviva, che cresca al meglio, che evolva, che sia anch'essa, poi, necessaria ad altri elementi dell'universo. "Le stelle sono tante, milioni di milioni", e sono secondo me la più grande forma di "vita" esistente nell'universo: nascono, crescono, creano tutto ciò che le circonda, e dopo averlo creato lo preservano, lo alimentano, lo migliorano. E non pretendono nulla in cambio, non si pongono il problema di ricevere tanto quanto danno, men che meno di ricevere di più. Se ne stanno lì, a roteare su se stesse, bruciando, creando energia con la quale irradiare il proprio sistema solare, che è da esse sì dipendente ma che mai hanno chiesto, preteso.

Sarebbe bello se, oltre ad avere un'anima, ogni elemento dell'universo potesse parlare, perché sarebbe interessante scoprire con che animo si prodiga per tutti gli altri elementi. Credo comunque che le stelle siano qualcosa di santo, di divino, di sovrannaturale, perché del resto è così che vengono considerati gli uomini e le donne che si sono comportati in questo modo nei confronti dei propri simili e del proprio mondo: dando tantissimo, ricevendo poco o nulla, finendo però poi sui libri di storia, sui calendari religiosi, nelle leggende e nei miti. Credo anche che le stelle, con i loro sistemi solari, siano la più grande manifestazione di quel che è un sistema anarchico perfetto, dove tutti fanno la loro parte, dove tutti hanno il giusto per poter essere al meglio delle proprie potenzialità, per potersi esprimere, per poter essere, esserci ed esistere. Senza aver bisogno di resistere, sempre che qualcosa al loro interno non ne mini la stabilità. 

E proprio noi, che siamo in parte i responsabili dell'instabilità del nostro pianeta, già solo per la sovrappopolazione che lo sta portando ad essere insufficiente per il fabbisogno di ogni individuo e di ogni essere che è ospite della Terra, siamo stati fin dall'alba dei tempi devoti al Sole: l'abbiamo divinizzato in ogni angolo del globo chiamandolo, ognuno con la propria lingua, Dio. E, paradossalmente, sarà proprio lui a determinare quando arriverà l'Apocalisse, a far cessare la vita ovunque. E non per cattiveria, non perché è un dio vendicativo, ma per il semplice fatto che, venendo a mancare lui, il sistema anarchico perfetto collasserà, finirà nel caos, finirà nella distruzione. Scomparirà.

Fortunatamente di tempo per ammirare il sole e tutte le altre stelle ne abbiamo molto, e penso che sia giusto e doveroso continuare a sorrider loro, a guardarli con ammirazione, a desiderare che non si spengano mai. E mi piacerebbe che si ricominciasse a dar loro un nome come facevano i nostri avi anziché una sigla seguita da un numero: sono loro le divinità, non noi, e non è rispettoso trattare come elementi da catalogo qualcosa di così meraviglioso. 

Del resto le notti stellate sono uno spettacolo indescrivibile, e chissà che a volte, anche loro, prendendosi una pausa dal loro incessante lavoro, non si fermino a guardare verso di noi anche solo per un istante.



Stefano Tortelli



Nessun commento:

Posta un commento