In partenza volevo scrivere una descrizione di Torino, un'esaltazione il più possibile oggettiva, dettata dalla sua maestosità, dalla sua storia, dalla sua enorme cultura, dal fatto che è stata una delle prime città in cui, dopo un primo periodo complicato negli anni '50-'60, si è verificato il primo incontro tra culture diverse massiccio, quello tra i torinesi ed i meridionali, che ha poi reso facilmente realizzabile quello tra gli italiani e gli stranieri. Perché Torino è forse una delle città più multiculturali italiane, una di quelle realtà in cui sì, gli stranieri si vedono perché ovviamente ci sono, ma non si percepiscono in modo negativo come spesso succede altrove, soprattutto in quelle zone d'Italia che più che essere state realtà soggette ad immigrazione sono state bacini dai quali altre città attingevano per compensare la necessità di operai, impiegati, lavoratori in generale. Penso ad esempio al Veneto, che in sociologia spesso viene definito il caso particolare del nord-Italia, una terra che ha visto partire tanti suoi figli verso Milano, Torino e Genova o verso l'Estero... ma ora è una delle prime a percepire come invasiva la presenza degli stranieri in Italia. Torino no, Torino ha da sempre accolto i figli di altre città e di altri Stati: ha avuto sì qualche difficoltà all'inizio, ma poi si è fatta perdonare. Come dicevo, stavo cercando di scriverne un elogio il più obiettivo possibile, ma non sono un cronista, faccio fatica ad esularmi dal discorso, lasciare da parte le emozioni, e per cui ho cancellato le trenta righe precedenti per lasciar spazio ad una descrizione puramente soggettiva.
Sono nato a Torino, da Torino sono venuto via a quattro anni, spostandomi con i miei genitori in campagna, ma con i miei nonni ed i miei zii che abitavano lì, mia madre che lavorava per la Camera di commercio ed i tanti ricordi che legano mio padre e legavano mia nonna alla loro città natia, Torino non è mai mancata nella mia realtà quotidiana. Perché se un giorno andavo a trovare i miei nonni paterni, con i quali giravo Mirafiori, andando ai giardini, camminando tra i grandi capannoni ed i condomini, frequentando i mercati rionali, il giorno dopo andavo con mio padre a prendere mia madre a lavoro, il giorno dopo ancora mia nonna mi raccontava dei suoi ricordi legati alla città, e via dicendo. Torino c'era sempre, ed in partenza c'era e c'è sempre perché in parte scorre nel mio sangue. Mia nonna materna era torinese, aveva, sebbene in modo illegittimo, discendenza reale, e per cui anche nelle mie vene c'è un po' di nobiltà, un po' di sangue blu, che forse, in qualche modo, mi porta ad essere un fervente difensore della mia città natia. Già quando arrivò il momento di scegliere le superiori avevo fatto un pensierino a Torino, che però non assecondai alla luce del fatto che non solo nessun mio compagno di classe delle medie sarebbe venuto a scuola con me, ma perché sarei stato l'unico villafranchese ad andare a scuola a Torino. Questa cosa in parte un po' mi stupì, perché tutto sommato, sebbene Pinerolo, Saluzzo e Savigliano siano realtà più vicine a quella torinese in fatto di distanza spazio-temporale, è anche vero che Torino non è poi così distante. Capii solo successivamente le motivazioni di questa forte distanza tra la realtà di questo paese e quella del capoluogo: Torino non è distante solo chilometricamente parlando, ma lo è anche a livello di modo di pensare, di agire, di fare. Anche adesso, se non fosse per il lavoro o per l'università, molti miei coetanei a Torino non ci andrebbero (e vale in parte anche il discorso opposto: molti torinesi, in provincia, anche fosse Pinerolo, non ci andrebbero mai), perché probabilmente non la capiscono, probabilmente la vedono come qualcosa di estremamente diverso. Per molti Torino è caos, è traffico, è grigiore (salvo poi andare a Londra, tornare dal viaggio e dire: Wow, Londra è bellissima...), e pur di non andarci, pur di non rimanerci un'ora in più del dovuto, farebbero carte false.
Invece Torino è tutt'altro. Torino è meravigliosa, con un centro storico stupendo da frequentare in qualsiasi orario del giorno, mai caotico e ricco di stimoli, di edifici stupendi, di gesti quotidiani bellissimi. Torino è la città della Dora e del Po, che oltre ad essere raffigurate in Piazza CLN come il padre e la madre della città ospitano sulle loro rive dei luoghi in cui respirare, camminare, vivere totalmente. Penso al Parco del Valentino, alla zona al ridosso della collina, lungo Corso Casale, penso ai Murazzi. Torino è città di grande cultura, con bellissimi musei, con palazzi storici, con interi quartieri che sembrano rimasti fuori dal tempo per come hanno mantenuto la loro identità di borgo, più che di quartiere in senso odierno. Torino è uno stimolo continuo anche grazie alle moltitudini di realtà che offre a chi la frequenta, dando quindi numerose e differenti emozioni: ci si può quasi sentire padroni della città percorrendo a piedi trasversalmente, quasi in solitudine, Piazza San Carlo, e sia che ci si stia dirigendo verso Piazza Castello sia che si stia andando verso Porta Nuova la cornice e la vista offerta sono maestose, gloriose, ed in un certo senso glorificanti; ed allo stesso tempo, alle 7 di mattina, si può percorrere udendo solo l'eco dei propri passi e di pochi altri Via Po, quando la città è ancora sopita, e ci si arriva quasi a chiedere se il mondo per tutti gli altri avesse deciso di fermarsi; ed è sufficiente allontanarsi di una ventina di metri da Corso Massimo d'Azeglio per credere quasi di non avere una città a pochi passi di distanza quando all'improvviso ci si ritrova vicino al Po, in mezzo all'erba o seduti su una panchina. A volte, poi, in pieno autunno può capitare che la nebbia arrivi addirittura a dominare le vie del centro, ed il suo potere di attutire i suoni fa credere quasi di essere in un mondo sognato, magico, surreale.
Di Torino poi sono per me affascinanti il suono dei tram, i grovigli dei fili sospesi che danno elettricità a quei possenti vagoni che raggiungono ogni zona della città, quel clima particolare che la irradia in inverno sotto natale, ma anche la particolare lucentezza che assume in primavera nelle giornate di sole, dove accanto ad un grande condominio puoi ammirare gli alberi in fiore. Perché un'altra cosa stupenda di Torino è la grande presenza di vegetazione, che a sua volta ospita piccoli animali, tanto che è più semplice vedere uno scoiattolo a Torino che dalle mie parti, vuoi un po' per la vicinanza a Stupinigi, vuoi anche che comunque Torino non è per loro nociva. E magari, dato che principalmente ho parlato del centro storico, si potrà pensare che il resto conta poco, ma non è così. Quartieri come Mirafiori sono stati costruiti in modo estremamente funzionale, ma anche rispettando le logiche ecologiche, e così è per Borgo San Paolo, che forse è meno verde ma molto suggestivo nel suo insieme, e così vale per Torino Nord e Porta Palazzo, che forse venissero meno bistrattate sarebbero anche meglio di quanto già non sono.
Torino è la mia città, e nonostante io ne abbia viste tante altre sino ad ora, soprattutto nel centro-nord, non la scambierei con nessun altro centro urbano italiano. E non è tanto per il fatto che la conosco, perché so girarla, perché so viverla, ma perché nonostante tutte queste mie conoscenze che la riguardano sa sempre stupirmi: vuoi che sia per un nuovo angolo mai esplorato in precedenza e vicino al quale sono passato decine di volte, vuoi che sia per la cordialità di un commerciante, vuoi che sia per il sorriso di una sua abitante, sa sempre come sorprendermi, come catturarmi, come tenermi nel suo grembo, mettendomi nella condizione di voler presto ritornare appena vado via.
Il mio rapporto nei confronti di Torino è uno di quei rapporti che probabilmente mai finiranno, anche se magari, per un motivo o per l'altro, mi dovessi ritrovare a migliaia di chilometri di distanza. Perché Torino c'è stata, c'è e sempre ci sarà. E se non attorno a me, dentro di me; ed a volte, anche questo, basta.
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