venerdì 6 febbraio 2015

Canzone della sera #5 - L'isola che non c'è

Le pleiadi
Le nevicate ed i temporali mi sono sempre piaciuti, sin da quando ero bambino. Vedere come, nel caso della neve, grazie ad un evento atmosferico l'intero paesaggio che gli occhi ormai conoscono a memoria cambi radicalmente è qualcosa di estremamente affascinante, soprattutto quando si vive in campagna: perché come per magia gli alberi fioriscono, come d'incanto svaniscono i confini tra i campi arati, quelli lasciati a maggese e quelli abbandonati, e, non so perché, mi da anche una sensazione di viaggio nel tempo, forse a causa dei frequenti black-out che si verificano nella mia zona quando la neve supera i venti centimetri. Mentre i temporali hanno sempre rappresentato dei break estremamente graditi nell'afa estiva della pianura padana, regalando anche uno spettacolo di luci e suoni paragonabile ai grandi concerti rock degli stadi di tutto il mondo, per non parlare dell'impareggiabilità della particolare luminosità che si viene a creare quando i nuvoloni neri lasciano passare sparuti raggi di sole allergici alla frontiera plumbea.

L'unico limite di questi due eventi atmosferici è che di notte impediscono agli occhi di ammirare il cielo stellato che solo le notti limpide permettono di osservare. E le stelle, da sempre, sono le custodi dei sogni, dei desideri, delle speranze, e non per nulla ogni religione le considera le case del proprio dio o dei propri dei, mentre i poeti ed i musicisti hanno loro dedicato miliardi di parole e note, usandole spesso come metafore per un qualcosa o un qualcuno, astratto o concreto. 

Ho letto poco fa su Facebook un aforisma di Albert Schweitzer: "L'ideale per noi è quello che è una stella per il marinaio. Non può essere raggiunto, ma rimane una guida.". Il pensiero non può che essere condiviso, di questi tempi, visto che al momento tutto posso pensare tranne che il raggiungimento dei miei ideali sia attuabile, almeno per quanto riguarda la dimensione macrosociale, nella quale qualsiasi nostro comportamento, mosso da un'ideale, non può che inevitabilmente creare delle contraddizioni tra ciò che si pensa e ciò che si fa. Un ambientalista che sceglie di essere vegetariano, per quanto sia rispettabile la sua scelta, cade inevitabilmente in una fitta rete di controsensi, come qualsiasi pacifista che utilizza mezzi privati o pubblici a benzina per recarsi ad una manifestazione, come un comunista che si usa di uno spazio offerto da Google o Facebook per esprimere le proprie idee. E' un gran casino, la purezza è impossibile, il seguire alla lettera i propri ideali ha dei legittimi impedimenti. Ma questa non deve essere una scusa per rinnegarli e interrompere la propria strada verso il loro conseguimento, il loro attuamento, la loro realizzazione. 

Lo stesso aforisma mi ha riportato alla mente una canzone che per me è sempre stata importante ma che forse, proprio grazie a queste parole, ora è completamente compresa. Noi idealisti siamo un po' tutti dei Peter Pan, e con tutti i limiti che può comportare l'essere degli adulti bambini continuiamo a cercare la nostra isola che non c'è, continuiamo ad immaginarla, sperando che qualcuno si unisca a noi nel crederla possibile (non per nulla considero L'isola che non c'è di Bennato la Imagine italiana). Ed in quell'isola che non c'è vediamo quel mondo parallelo, simile a quello di alcuni nostri sogni, dove sono presenti molti di quegli elementi, di quelle persone, di quelle situazioni che qui mancano e che, nell'attesa che il nostro lottare con passione ed amore possa renderle presenti anche qui, lì convivono, con estrema serenità, con vero amore, con imparagonabile passione.

Chissà che un giorno, quando saremo in tanti ad affacciarci dalla finestra a guardare le stelle, queste possano piovere sulla Terra realizzando i nostri desideri. Del resto è questa la speranza di ogni persona che osserva una stella cadente solcare il cielo...



Stefano Tortelli

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