La Striscia di Gaza, le Torri Gemelle, la guerra in Iraq, gli attentati di Londra e Madrid, le Primavere Arabe, Charlie Hebdo.
E non si fermeranno, e questi non sono che gli eventi (alcuni limitati ad un istante, altri che durano da anni, decenni) più fruibili, più vicini, più eclatanti. I mass media, la politica, i potenti occidentali ed orientali ne hanno voluta fare una questione ideologica, religiosa, hanno voluto contrapporre delle aree geografiche e delle etnie per renderci il tutto più sopportabile, più "inculcabile", più digeribile. Ma soprattutto hanno fatto in modo che molti, da una parte o dall'altra della barricata, potessero appoggiare questa guerra atavica.
L'assurdo è che ormai è unanime il giudizio nei confronti di ciò che furono le Guerre Sante nei primi secoli del secondo millennio: di religioso non c'era nulla, di ideologico neppure.Semplicemente erano guerre d'espansione, nulla di più, nulla di meno; guerre necessarie non tanto a debellare il nemico comune europeo, ovvero i Saraceni, ma avere il maggior numero di zone di influenza da poter mostrare sui tavoli delle capitali europee e potersi far eleggere il più grande sovrano del Vecchio Continente. Ne è la dimostrazione più lampante la quarta crociata, quella dei Veneziani, che tradirono l'Europa perché c'era chi avrebbe assecondato in modo migliore i loro interessi meramente economici.
E lo stesso discorso vale per il colonialismo: non si è voluta esportare la cultura e la tecnologia europea in Asia, America ed Africa; non si è voluto creare qualcosa nei territori conquistati; non si è voluto dar vita ad un movimento in grado di sopravvivere da solo, sebbene dominato da una forza straniera. Agli Europei interessavano soltanto i beni che quelle terre potevano offrire: materie prime, prodotti raffinati, donne e uomini autoctoni.
Ed ormai anche la presa di coscienza riguardante il fatto che Hitler ha sì basato le sue politiche anti-ebree su questioni puramente razziali, ma che gli ebrei fossero le sue vittime preferite non è tanto per il fatto che credessero ad un Dio diverso, quanto perché loro avevano un'influenza non indifferente sulla sfera economica e nei mercati finanziari.
Inoltre va aggiunto un particolare non indifferente che si discosta dalle analogie tra i fatti di oggi e quelli di ieri, ma che si configura una costante che vale da quando esiste la guerra, e quindi gli eserciti: puoi avere l'esercito più grande del mondo, puoi investire in questo settore quanto vuoi, ma essendo appunto un investimento economico, una proprietà che non è una casa ma un bene di consumo, allora devi muoverlo, devi trovare il modo di farlo fruttare. Altrimenti diventa un investimento a perdere, si trasforma in un deficit di bilancio, diventa inutile. E diventa inaccettabile dalla popolazione. Crollato il Blocco Sovietico, che era inviso sia all'Oriente fondamentalista sia all'Occidente capitalista, non c'era altra via da percorrere per poter continuare a far fruttare questo capitale enorme se non contrapponendosi, facendosi la guerra tra vecchi alleati. E le prove di questa alleanza ora spezzata le abbiamo: Al Qaeda null'altro era che una cellula della CIA che operava dietro le quinte lungo il fronte arabo dell'Unione Sovietica, i Talebani erano finanziati ed armati dal governo americano, la famiglia di Bin Laden intratteneva fitti rapporti commerciali con i Bush, la Francia e l'Inghilterra finché hanno potuto hanno sostenuto le guerre dei loro stessi dominati contro i comunisti, asiatici od africani che fossero. Ma poi basta pensare alla più schifosa dimostrazione di come l'Occidente si sia comportato nel '900: la Germania nazista è stata tollerata fino all'ultimo, fino a quando non è stato firmato il patto Molotov-Ribbentrop che ha di fatto mostrato agli Alleati che la Germania avrebbe fatto volentieri a meno di preoccuparsi dei Sovietici. Ed allora la linea politica è cambiata, Hitler era il nemico numero uno, e nemmeno l'hanno sconfitto loro.
Ma per cosa combatte l'uomo, nel ventunesimo secolo? Ormai non è più una questione di guerre votate all'espansione territoriale, non è più una questione ideologica (Paesi comunisti con forte influenza, ahimé, non ne esistono più.. sebbene lo spauracchio Tsipras in Grecia stia terrorizzando l'Europa intera), non è mai stata una questione religiosa, razziale. L'uomo combatte per aumentare il volume della propria sfera di influenza in ambito economico, morale, culturale. L'uomo combatte per il denaro, e non per saccheggiare tesori come potevano fare i Barbari durante il crollo dell'Impero Romano o gli Spagnoli nella conquista del Centro America. L'oro non conta più nulla, non conta più nulla nemmeno prendere possesso di enormi quantità di cartamoneta, non conta neanche il dominare un territorio ricco di risorse. Conta esportare il proprio stile di vita, conta crearsi il maggior numero di sudditi possibile facendo sì che non sappiamo di esserlo, in modo tale che non possano lamentarsi della loro condizione.
A questo punto ci si potrebbe sedere ad un tavolino, prendere carta e penna, fare una lista dei pro e dei contro, mettere in luce le differenze più eclatanti tra i due sistemi economico-politico-culturali e stabilire da che parte stare. Facile no? In teoria è la cosa più facile del mondo, in pratica è un qualcosa di impossibile da mettere nero su bianco, e non tanto perché non vi siano pro e contro, quanto perché differenze, se non minime, non ne esistono. Il sistema capitalistico occidentale ha generato con la propria moglie Ricchezza un figlio chiamato Sistema capitalistico orientale, che ora, sconfitto insieme il nemico comune, il vicino di casa Comunismo, stanno cominciando a non piacersi più. Anche perché il figlio soffre del più classico complesso d'Edipo, ed il suo scopo è uccidere il padre per avere la madre tutta per sé.
A questo punto da che parte stiamo?
Il problema è che le vittime di questa guerra non sono né amici del padre né amici del figlio, e tutto possono tranne che aspirare a conquistare la madre. Sono dei passanti, dei quali ai due combattenti non gliene frega nulla, per non parlare della madre che non se li è mai filati. Quelli che muoiono siamo noi, e noi con tutto questo non c'entriamo nulla, e sebbene le vittime sono tra i nostri simili non sappiamo vedere, non sappiamo sentire, non sappiamo capire. Ci hanno addestrati bene, Papà Occidente e Figlio Oriente: produciamo, consumiamo e crepiamo in nome della Madre Ricchezza, che mai conquisteremo ma che, per renderci perfetti agnelli sacrificali, veneriamo ed adoriamo. Muti, ciechi e sordi.
E chi vede, chi parla, chi sente, chi disegna, ride e sobilla, chi si rivolta, si indigna, si lamenta è il prossimo ad andare sull'altare.
Ed a questo punto sì, forse è una guerra santa, perché se noi siamo gli agnelli sacrificali e l'Occidente e l'Oriente sono i praticanti di un credo, dev'esserci per forza un Dio al quale vanno le loro preghiere e che determina le loro azioni. E' il Dio Denaro, unico Padre e Creatore di questa civiltà, dell'essere umano consumatore, dei poteri economici e finanziari, camuffati da parvenze di temporali e religiose.
Questa è la realtà dei fatti. Questa è la realtà da combattere. Questa è la realtà da cambiare.
Ieri su Facebook ho voluto dedicare ai compagni di Charlie Hebdo Bella ciao, con le seguenti parole, e qui voglio riproporla nella stessa versione:
"Bella ciao è considerata una delle canzoni di lotta e di resistenza più belle ed importanti, se non la più bella e più importante, a livello universale. Ed artisti di tutto il mondo l'hanno cantata, e compagni di tutto il mondo l'hanno ascoltata ed urlata a squarciagola.
Sicuramente anche i compagni di Charlie Hebdo la conoscevano, ed a loro voglio stasera dedicarla.
Altre dodici vittime, per un'altra guerra che noi non abbiamo voluto.
Altre dodici vittime del capitalismo, dell'imperialismo, dell'odio, ma anche del nascondersi dietro religioni e culture.
Tutte stronzate. E' il soldo che comanda, tutto il resto è un pretesto.
Questa è per voi, compagni francesi."
Stefano Tortelli
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