domenica 4 gennaio 2015

La prima Luna

Eccomi a scrivere il primo post del 2015, il primo post del secondo mese di vita del blog, le prime parole di questo nuovo inizio istituzionalizzato, inflazionato dai festeggiamenti, influenzato dalle tradizioni. Perché alla fine, come lo è il Natale, nonostante il nostro Capodanno sia proprio della cultura occidentale e di tutte le regioni che sono state influenzate prima da Roma e poi dal Cristianesimo, è sentito un po' in tutto il mondo. Ma è comunque soggettivo, dettato da una decisione presa a tavolino: del resto i cinesi festeggiano tra qualche settimana, i celti lo festeggiavano (e nella loro lingua era denominato Semhain) la notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre; però non c'è cultura che non ha sentito l'esigenza di dare un determinato giorno il compito di aprire un nuovo ciclo, chiudendo quello precedente. E questa è solo una delle tante analogie che coinvolgono ogni società, ogni religione, ogni cultura presente sul pianeta: i rituali saranno anche diversi, verranno chiamati con nomi differenti, si praticheranno in tempi e modi lontani tra loro, ma i significati sono comuni longitudinalmente, latitudinalmente.
Un culto, se così si può definire, che invece ha il suo valore assoluto a livello globale è quello dedicato al passaggio degli astri nel nostro cielo, e dopo il Sole, che detta i ritmi del giorno e della notte, quello che più ha affascinato gli uomini, determinandone i calendari, le stagioni e tutto ciò che ne deriva è la Luna, il nostro satellite, il corpo celeste a noi più vicino e che, tanto quanto il Sole, è fondamentale per la nostra esistenza. Perché si sottovaluta sempre l'importanza che questa enorme roccia modellata dalla forza di gravita ha avuto ed ha per la Terra e per i suoi ospiti: la Luna influenza le maree, influenza le piene dei grandi fiumi, influenza i flussi migratori degli uccelli, determina la riuscita o meno di un raccolto, ma contribuisce anche a mantenerci nella nostra orbita, che se divenisse più o meno ampia ci porterebbe a morte certa; inceneriti come su Venere, congelati come su Marte, in ogni caso moriremmo. Ed è particolare rendersi conto che alla fine siamo frutto di decine di combinazioni, di casualità, di coincidenze: non ci fosse la Luna, non saremmo qui; non fossimo qui, non esisterebbe la vita sulla Terra; fossimo attorno ad una stella meno forte, più vicini, ma con una fascia di asteroidi poco distante, non saremmo qui (e dobbiamo "ringraziare" gli altri pianeti che si sacrificano per noi, Giove e Saturno in primis); e se fossimo più piccoli o più grandi saremmo senza atmosfera, o ne avremmo una troppo pesante, con una gravità eccessiva, che non ci permetterebbe di sopravvivere, per lo meno non nella forma in cui esistiamo. 
E chissà, forse gli antichi Greci prima ed i Romani poi hanno voluto identificare i pianeti con i nomi dei loro Dei perché avevano intuito quanto ogni astro, e non solo il Sole, fosse importante per noi. Grandi pensatori i Greci ed i Romani, grandi padri della nostra civiltà, grandi conoscitori del mondo, delle scienze, della filosofia, del pensiero. Popoli ai quali dobbiamo la maggior parte delle nostre tradizioni, a cui dobbiamo la maggior parte dei nostri assetti socio-culturali, a cui va riconosciuto anche il merito di essere stati capaci di rendere grazie ai nostri grandi protettori: il Sole, i pianeti, la nostra meravigliosa Luna.
Luna che si può quasi considerare come Eva, e la Terra Adamo: perché miliardi di anni fa, quando ancora nel Sistema Solare dominava il caos, un pianetino si scontrò contro la prima Terra, devastandola ma allo stesso tempo mischiandosi con lei. E da questo amplesso cosmico si distaccarono enormi rocce che, accudite dalle forze terrestri, portarono alla formazione di un unico grande astro: il nostro satellite, per l'appunto. Ma  più che una figlia è diventata una compagna, una complice del nostro pianeta, aiutandolo, mantenendolo sui suoi binari, permettendogli di covare nel proprio seno le prime forme di vita che, in un miliardo e mezzo di anni, si sono evolute in tutto ciò che i nostri occhi possono scorgere affacciandosi alla finestra. 
D'altronde, come il Sole, anche se debolmente e di riflesso, la Luna ha mostrato la strada all'uomo, di notte, grazie al suo chiarore, grazie al suo splendere, grazie alla sua magnificenza. E molti si sono innamorati di lei, molti si sono fermati osservando quella candida meraviglia splendere nel cielo, molti si son lasciati da lei cullare, molti le hanno dedicato canzoni e poesie d'amore.
Perché la Luna non è conquistabile, la Luna è da ammirare, la Luna è una fonte d'ispirazione, la Luna è un amore promesso da non chiudere in un palmo di mano. Bisogna lasciare la mano aperta, lasciando che rotei sul palmo, lasciando che possa esprimersi in tutta la sua magnificenza.
Ed un meraviglioso gruppo bergamasco che ascolto da ormai quattro anni, i Folkstone, le ha dedicato una canzone nel proprio dialetto, e chissà, forse ha scelto di cantarla (come si usa dire nelle terre occitane) "a proprio modo" per sentirla più vicina, per interiorizzarla ancora di più, per omaggiarla nel miglior modo possibile: con qualcosa di proprio.
Continua a splendere, meraviglia, che ora ti ascolto e ti osservo su nel cielo dalla finestra. 




Nessun commento:

Posta un commento