venerdì 16 gennaio 2015

Coherence, where art thou?




Mi risulta sempre più difficile capire i meccanismi attraverso i quali le persone analizzano e giudicano ciò che attorno a loro accade. O meglio, diventa sempre più difficile notare un filo conduttore tra un'epifania e l'altra di una data persona, che sia un amico, un conoscente, un politico, un docente, ed ho come l'impressione che siamo solo all'inizio, che tutto questo non potrà che peggiorare. Anche perché spesso chi ha questo bel vizio di lasciarsi sballottare dai venti mediatici è anche il primo a volersi affibbiare un'etichetta, che sia questa politica, ideologica, religiosa, auto-proclamandosi esponente di un dato modo di pensare, stravolgendone così il reale significato, annacquandolo, distorcendolo, fino a distruggerlo. Ed è un po' il principio attraverso il quale, dopo la morte di Berlinguer, c'è stata un'enorme confusione nello schieramento comunista; confusione che si è poi trasformata in caos, evolutosi in distruzione, manifestandosi poi nella definitiva eliminazione. E non c'è da stupirsi che sia andata così, e non c'è da cercare colpevoli all'infuori del PCI: nei miei anni di analisi dei processi comportamentali, sia in dimensione macrosociale sia in dimensione microsociale (anche solo analizzando me stesso o un singolo individuo), ho notato che quasi sempre non si può parlare di esplosione provocata da agenti esterni, ma che si deve parlare di implosione, di autodistruzione. O, se proprio si vuole scaricare la responsabilità all'esterno, beh, l'esterno spesso è il prodotto del nostro agire, o dell'agire della nostra comunità, del gruppo d'appartenenza al quale ci sentiamo legati (la famiglia, la coppia, il sistema universitario, la Nazione). C'è poco da fare, e gli eventi sismici ne sono il più grande esempio nella natura (e non per nulla i terremoti vengono spesso usati nelle metafore: la lingua, soprattutto quella italiana, tutto è tranne che illogica): se c'è un forte terremoto a cadere per prime sono le costruzioni più fragili, che possono anche esser state appena costruite, ma se si risparmia sul materiale e sulla qualità del lavoro, il destino è segnato... si da poi la colpa al terremoto, ma intanto le chiese di 600 anni rimangono in piedi, chissà perché...

Questa introduzione è giustificata dal fatto che sempre più trovo incoerenza ed estrema facilità nello slegarsi da quelli che si professano come i propri ideali di riferimento, ed è una condizione alquanto bipartisan ma che ovviamente nella sinistra mi da estremamente fastidio (ed è per questo che ho voluto portare avanti l'esempio del PCI, ma volendo potevo parlare del PDL, del Fascismo, della monarchia francese). Teoricamente dovremmo essere quelli lucidi e razionali che sanno incanalare le proprie emozioni per dar vita ad un modo di agire estremamente propositivo, positivo e rivoluzionario, ma invece mi trovo ad assistere ad un disperdersi di questo processo, oltre che ad un suo rallentarsi, oltre che ad un suo rendersi sempre più raro. 

Ed un'altra volta il tutto si è palesato con la totale incoerenza che ci è stata nel reagire prima alla morte dei compagni di Charlie Hebdo e poi alla liberazione delle due volontarie che erano state rapite in Siria. In pochi si scandalizzano nello scoprire che Charlie Hebdo ha visto centuplicarsi il numero di abbonati dopo l'attentato subito, in tanti si scandalizzano nello scoprire che sono stati pagati 12 milioni di dollari come riscatto per le due ragazze. E mi chiedo come possano coesistere queste due reazioni nello stesso individuo. "Ecco, con quei 12 milioni ora i terroristi potranno comprare nuove armi", "Chi ha chiesto loro di andare in Siria? Sapevano i rischi che correvano", "Ma poi siamo sicuri che non fossero collaborazioniste anziché volontarie andate là per aiutare i profughi?". Sticazzi, gente! Sticazzi! O meglio, io posso accettare questi discorsi da chi prende posto dall'altra parte della barricata, ma da voi proprio no. Anche perché non più di qualche anno fa piangevate Arrigoni, ucciso in Palestina dagli Israeliani mentre, anche lui, si prodigava nell'assistere i più deboli, quelli in difficoltà, quelli che erano rimasti senza nulla, che fossero arabi od ebrei. A lui chi l'ha fatto fare? Lui non era consapevole dei rischi che avrebbe potuto correre? E fosse stato rapito, cosa avreste detto? Come allo stesso tempo mi chiedo: se queste due ragazze fossero state uccise ci scommetto le palle che le avreste piante, dicendo: "Ecco, lo Stato non ha fatto nulla per aiutarle". Ragazzi, veramente, curatevi, fate pace con il vostro cervello, aspettate un attimo a scrivere o parlare, ragionate su come avete agito in situazioni analoghe, perché altrimenti si mette veramente male. Per voi, per noi, per le nostre idee. Perché nella vostra incoerenza si manifesta la mancanza di credibilità, ed a quel punto c'è poco da stupirsi se la gente vota Cinque Stelle o PD. Ed onestamente, alla luce di certi discorsi che fate, io come posso fidarmi quando dite: "I partigiani sono stati degli eroi"... perché seguendo un ragionamento logico, anche a loro nessuno ha chiesto di armarsi contro il nazi-fascismo e liberare l'Italia. Come non è stato chiesto a Che Guevara di fare rivoluzioni in mezzo mondo, come non è stato chiesto ai bolscevichi di dar vita alla Rivoluzione d'Ottobre. 

Siete incoerenti, oltre ad essere dei politicanti da tastiera, dei radical chic che "Sìsì, facciamo la rivoluzione, ma vediamo di non sporcarci le mani", perché per l'appunto, se ragionate così, nel momento in cui vi troverete con le mani sporche vi chiederete "Ma chi me l'ha fatto fare?" e ve ne tornerete a casa, vi laverete biblicamente le mani e pace, potrete sempre giustificarlo come un errore di gioventù. 
Però davvero, così non andiamo da nessuna parte. E non sorprendetevi se continuiamo, dopo essere stato il Paese occidentale con il più grande partito comunista a non avere un punto di riferimento unitario che sia in grado, anche solo lontanamente, di riempire quel vuoto lasciato dai grandi padri di nome Gramsci, Togliatti e Berlinguer. Perché in molti, probabilmente, se ne vedranno bene prima di raccogliere questa patata bollente rappresentata dalla vostra estrema confusione, dal vostro estremo lasciarvi traviare, dalla vostra inestimabile incoerenza.

Voi, voi siete quelli del "Prendiamo tempo e non vediamo l'ora". Ma l'ora davvero non la vedete, e quella formula sta perdendo ogni suo significato più profondo, la state facendo valere per quello che grammaticalmente è. E non credo di meritarmelo, non credo se lo meritino i giovani compagni che si stanno avvicinando alla vita politica, non credo se lo meritino le idee che vogliamo rappresentare... e non credo che nemmeno voi ve lo meritiate. Però ora è tempo di aprire gli occhi, le orecchie e la bocca, e farlo consapevolmente, quotidianamente, in ogni gesto, in ogni tipo di relazione che instaurate, in ogni momento delle vostre giornate. E soprattutto con coerenza, e soprattutto non confondendo le idee con i vostri istinti. 

Poi fate come volete. Ma sono stanco di sentire lamenti inutili. La possibilità di prendere ciò che stiamo desiderando c'è, perciò allunghiamo la mano e facciamo nostro l'oggetto del desiderio, senza rifugiarci nei famosi "Vorrei ma non posso". Queste cose lasciamole a chi vuol soltanto sopravvivere.


Ed a proposito del "Prendere tempo e non vedere l'ora", voglio postare questa canzone che contiene il verso da me riportato, scritta da chi è sempre stato coerente, fedele alla linea. E dedicata a chi è come loro, ma che ora non c'è più 


Stefano Tortelli

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