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Nilde Iotti e Palmiro Togliatti: compagni di lotta, compagni di vita. |
Attenzione, allontanate dal computer i fascisti, distraete i capitalisti. Questo post ed il prossimo andranno a toccare tematiche a loro sconosciute poiché le temono più d'ogni altra cosa al mondo: i prossimi due post saranno a luci rosse! Rosse d'amore, rosse di passione, rosse di emozione, rosse di lotta.
Avevo già parlato del Rosso colore, del suo ruolo fondamentale nella mia vita, sviscerandone ogni sua sfumatura, attribuendo ad ognuna di esse un particolare ruolo nella mia quotidianità. Voglio però ora soffermarmi sui due elementi portanti, che tanto possono sembrare lontani a prima vista ma che, con un piccolo sforzo, possono sovrascriversi, mischiarsi, unificarsi: il rosso dell'amore ed il rosso della politica. Lo so, sono quasi bitematico, ma leggendo dall'inizio questo blog è possibile capire, senza leggere questo post, quanto tutto sia strettamente correlato, fortemente interdipendente, estremamente destinato a dar vita ad un circolo virtuoso (se ben applicato, se alimentato da una coerenza di fondo).
Più volte ho citato artisti come De André, Guccini, Finardi e Bertoli, ed anzi, ad ognuno di loro ho dedicato un intero post, sottolineando di tutti e quattro (e ciò vale per tanti altri artisti a me cari) la loro estrema intensità, la loro estrema passione, la loro irriducibile capacità di emozionare, che si parli di amore o di politica. Io sono un aspirante sociologo, oltre che, a detta di molti, un poliedrico artista (c'è chi mi ha dato del poeta maledetto, chi mi reputa un musicista/cantante, chi un abile parlatore, chi un inconsapevole profeta; a scanso di equivoci, ringrazio ed allo stesso tempo mi dissocio, limitandomi a dire che cerco di esprimermi al massimo delle mie possibilità, percorrendo le strade che meglio conosco per farlo), ed alla luce di ciò mi trovo a rimbalzare da una parte all'altra: sono sì il soggetto che cerca di analizzare, ma anche l'oggetto dell'analisi. Che poi, se ci penso un attimo, ogni cantautore, ogni poeta, ogni scrittore ha in sé l'arte della sociologia: per scrivere un componimento, soprattutto se analitico, bisogna avere le capacità di vedere ciò che attorno succede, e questo vale anche per un pittore che dipinge un quadro, tanto più se astratto, quindi bene o male questo doppio ruolo non è poi così assurdo. Da sociologo, in ogni caso, mi son ritrovato più volte a cercare di capire come possano coesistere l'intensità nel parlare d'amore e l'intensità nel parlare di lotta, di politica, di riscatto, proprie dei cantautori sopracitati, e che si può allargare anche a scrittori come Pasolini e Tondelli, a psicologi e sociologi come Lorenz (che, tra l'altro, è soprattutto conosciuto per essere stato premio Nobel per la medicina) e Fromm.
A dirla tutta una spiegazione totale non sono mai riuscito a trovarla, e forse è anche un bene così, ma credo che alla base di tutto ci sia sostanzialmente una forte passione, una forte capacità di emozionarsi, oltre ad un'enorme empatia, una inestimabile voglia di condivisione, di puntare al massimo, di esaltare la propria condizione, senza isolarsi ma, anzi, vivendo sempre più in mezzo alla gente, amandola e scrivendola, stimolandola e cantandola, respirandola e parlandoci assieme. Perché prima di tutto, prima di ogni specializzazione dovuta all'aver cavalcato i propri talenti e le proprie passioni, ognuno di loro è stato un individuo ricco di energia e di voglia di dare, prima che di ricevere, consapevole di quanto sia difficile mettere tutto ciò in pratica nel fare quotidiano in un mondo dove ci si chiude sempre di più in casa, ci si proibisce il confronto, ci si limita sicuramente le incazzature, ma per contro anche i grandi piaceri scemano. Ed allora l'unico modo era entrare nelle case: attraverso i libri, attraverso le radio, con teorie valide che finiscono sui giornali, con poesie da dedicare e da ricevere. Ed a questo punto diventa anche complicato capire cosa ci sia alla base e cosa sia venuto dopo: è nato prima lo spirito di lotta o quello dell'amore, espressi entrambi attraverso la propria arte? C'è chi come De André ha sottolineato come mai si sarebbe sognato di scrivere un album politico, commentando l'uscita di Storia di un impiegato... dimenticandosi però che tutto ciò che aveva pubblicato prima era politico allo stesso modo, da La buona novella a Non al denaro non all'amore né al cielo passando per Tutti morimmo a stento e canzoni come Carlo Martello o La ballata dell'eroe; Finardi ha cominciato come cantautore impegnato per poi scrivere canzoni d'amore meravigliose come Un uomo, Patrizia ed Amore diverso; Guccini ha sempre fatto convivere questi elementi, a partire da Folk Beat n.1, dove convivevano nello stesso album canzoni d'amore e canzoni di protesta; Bertoli addirittura si è trovato a scrivere una canzone intitolata Per te nella quale affermava come nel suo cantare di lotta cantava anche di amore, e di amore non in generale ma per la persona che amava.
Quindi capire quale sia Adamo e quale sia Eva, tra il rosso dell'amore e il rosso della politica, è un gran casino. Certo è che se c'è uno dei due elementi prevaricante sull'altro, il secondo non è più debole, solo è nella penombra, pronto a colpire quando meno ce lo si aspetta. Ed è anche un po' il meccanismo che mi ha portato ad avvicinare ed ad avvicinarmi, ad innamorare ed ad innamorarmi, salvo poi trovarmi incapace di essere efficace in entrambe le sfere nel momento in cui quella dell'amore cominciava ad assomigliare ad un uovo, subendo le pressioni interne ed esterne alla coppia, alla Lei, all'Io di quel momento.
Però di una cosa sono consapevole: so di aver lasciato un segno in ogni persona che con me è stata coprotagonista di una relazione, ma anche di un'amicizia, che ora è andata perduta, o che, soprattutto per quanto riguarda le relazioni, non si è mai potuta realmente vivere. Scrissi una canzone tempo fa che faceva leva soprattutto su questo: bisogna saper lasciare il segno sulla terra, incidere il proprio nome nel cuore di una persona, sopravvivere nelle memorie altrui. Tutto il resto conta poco, tutto il resto è un avere o un aver avuto. Ma l'aver lasciato, l'aver segnato, l'essere quindi stato, è lo scopo fondamentale di ogni esistenza. Ed è l'obiettivo primario della mia.
A riassumere tutto questo voglio postare una canzone che sviscera con estrema semplicità, la quale viaggia a pari passo con l'intensità, questo mio lungo discorso: è un brano di Fausto Amodei, cantautore molto famoso in Piemonte che si è sempre schierato in prima linea durante le lotte operaie e studentesche degli anni '70 e che, ancora oggi, continua a lottare (cambiano i nemici, ma la necessità della lotta è sempre attuale)... allo stesso tempo ha saputo scrivere questa canzone d'amore meravigliosa. Una prova in più alla mia tesi, un'ulteriore conferma che l'amore è amare, ma anche lottare. Del resto il plurale di lottare è lottiamo, di resistere è resistiamo... anche l'italiano è dalla mia parte!
Stefano Tortelli
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