Come descrivere con metafore estremamente dolci, totalmente fuori da ogni schema di chiunque non abbia un cervello come quello di Fabrizio, apparentemente distaccate "emotivamente parlando" ma, nel profondo, intense e insostituibili, un approccio tra un uomo ed una donna, un incontro fugace, un affascinarsi, un corteggiarsi, un nascondersi dagli sguardi indiscreti, un consumare un desiderio che nasce e muore nell'arco di un amplesso. Come fosse un sogno nel quale rifugiarsi per dimenticarsi tutti i problemi, dove si può volare lontano ed ammirare il mondo da un'altra prospettiva, negata nella realtà dalle costrizioni auto-imposte o perpetrate da qualcun altro. Ma dai sogni ci si sveglia, e bisogna tornare all'amara realtà, dovendo addirittura, a volte, pentirsi di aver sognato.
Questa è "Il sogno di Maria", quarto brano dell'album La buona novella, canzone nella quale la Madonna, sotto forma di racconto, svela a Giuseppe come sia rimasta incinta, e di conseguenza l'incontro con Gabriele.
Ora, la mia interpretazione è chiaramente laica, addirittura considerabile blasfema.. ma tant'è, io lo stesso tipo di metafore che De André usa nei suoi versi le ho usate in passato, e di certo non per parlare di una scampagnata con un'amica alata.
Resta il fatto che La buona novella sia uno degli album più belli di De André (credo comunque che ogni volta che citerò uno dei suoi dischi reciterò questo mantra), dove per la prima volta ha toccato dei picchi a livello compositivo eccelsi, che solo in parte si erano palesati nei lavori precedenti (Vol.1, Tutti morimmo a stento, Vol.3), ed è anche il primo album nel quale presenta una formazione molto vicina a quella che abitualmente si definisce rock, oltre ad essere uno dei suoi dischi nel quale ha meglio interpretato i pezzi.
Ed io adoro questa canzone, alla follia. E pensare che non è nemmeno la mia preferita de La buona novella (se la gioca con Ave Maria e Il ritorno di Giuseppe; considero il lato A decisamente superiore al più inflazionato lato B), e men che meno la mia preferita delle sue innumerevoli perle.
Stefano Tortelli
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