lunedì 22 dicembre 2014

Canzone della sera #4

Sono quasi trentacinque ore che non dormo, eppure, nonostante sia a letto e con il portatile sulle gambe a scaldare via questi primi accenni di inverno, tutto mi passa per la testa tranne che appoggiare la testa sul cuscino e chiudere gli occhi. Quella che sta per terminare è stata una giornata assolutamente positiva, ricca di indizi che mi portano a dire una volta in più che la strada che sto intraprendendo è quella giusta. 
Perché proseguire con i paraocchi non è propriamente il modo migliore di intraprendere un viaggio: gli ostacoli sono ovunque, di bivi se ne trovano a bizzeffe, per non parlare delle rotonde, scappatoie delle quali spesso si abusa per provare una strada e poi ritornare al punto di partenza. E quindi bisogna procedere con gli occhi ben aperti, scrutare continuamente il paesaggio e tenere sempre sotto mano la mappa sulla quale è tracciato il percorso; e questa mappa non è null'altro che la quotidianità, che mai come nell'ultimo periodo è ricca di novità, di nuove occasioni, di improvvise possibilità. E un po' mi spiace sapere che dal 25 al 6 gennaio passerò più tempo a casa, non più impegnato con il volontariato, non più a stretto contatto con gli altri volontari, i dipendenti della Feltrinelli, i clienti e le centinaia di libri che sono passate per le mie mani in questo dicembre. Ma se sta per finire questa esperienza presto ne comincerà una nuova, della quale oggi, anche grazie ad una cara amica, ho costruito le fondamenta: presto mi ritroverò ad insegnare, presto farò ciò per cui secondo il parere di molti (me compreso) sono portato a fare, perché insito nel mio essere. E non vedo l'ora, ben conscio che sarà qualcosa di nuovo, che saranno necessarie molta improvvisazione e tante intuizioni, ma forse proprio qui sta il bello di tutto questo: sfruttare al meglio le proprie capacità per cercare di dar vita a qualcosa di utile, e possibilmente dilettevole!! 
Ma poi chissà, magari interpreterò ciò che altri già hanno fatto in passato dandogli una mia impronta, un po' come tanti artisti fanno quando danno vita ad una cover. Sì, il pezzo è sempre quello, sia nella musica che nelle parole, ma è stato ascoltato, interiorizzato e riproposto, modellato a propria immagine, espresso nel proprio gergo musicale fatto di timbri, di suoni, di arrangiamenti diversi da quelli propri della versione originale. 
Non so se sarà un'opera prima o una reinterpretazione il mio percorso da insegnante... sicuramente ci sarà tutta la mia passione e la mia voglia, e credo possa essere un buon punto di partenza per poter far qualcosa di meraviglioso, sia per me sia per quelli che saranno i miei studenti.

Cavoli, che strano dire ciò...

A proposito di cover, sono un paio di giorni che sto sviscerando la mia playlist su Spotify dedicata alle cover... e stasera voglio andare di Finardi che canta De André: sarà che siamo sotto Natale e che si avvicina il mio consueto ascolto de La buona novella in loop, sarà che alla fin fine ogni scusa è buona per ascoltarlo, per ascoltarli, sarà che... sarà che mi piace da morire, e che la prima volta che la ascoltai rimasi a bocca aperta... grande Eugenio, grande Fabrizio. Grandi Maestri.





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