mercoledì 3 dicembre 2014

Jesus Christ Superstar - 40 anni dopo

Il 19 novembre ho avuto la fortuna di poter finalmente realizzare un sogno che sin dall'età di dieci anni speravo di vivere. Al Teatro Colosseo andava di scena Jesus Christ Superstar, musical che ripercorre in chiave moderna e rock presumibilmente le ultime due settimane della vita di Gesù. 
Questo è il mio resoconto della serata, con tutto ciò che ne consegue. (non sono assolutamente  in grado di limitarmi a fare una cronaca di ciò che mi trovo a raccontare, proprio non ce la faccio)



Appena tornato dalla rappresentazione di Jesus Christ Superstar a Torino, seconda serata sotto la Mole per la tournée mondiale ufficiale in occasione del ventennale dalla rivisitazione dello spettacolo.
Che dire... a parte che Ted Neeley, il Gesù della pellicola del 1973, è ancora in grandissima forma, soprattutto per quanto riguarda la voce (a recitare non era una cima allora e non è certamente migliorato nel tempo)... Come in tutti i concerti e gli spettacoli ai quali ho assistito conoscendone a memoria rispettivamente le canzoni o la trama, ciò che andavo cercando stasera tra le poltrone del teatro erano le emozioni che anche comodamente sul divano o in camera mi hanno travolto guardando il film o ascoltandone la colonna sonora. Jesus Christ Superstar è stato il primo musical che ho visto, avevo nove anni e ricordo che nonostante fossi piccolo mi aveva particolarmente colpito: ovviamente non riuscii già allora a carpirne i significati più profondi, i messaggi velati che forse più della storia in sé hanno importanza, ma trovai già allora affascinante il contestualizzare (con costumi, armi e oggetti) gli ultimi giorni di Gesù in una scenografia che sommava tratti di duemila anni fa a tratti contemporanei. Del resto la canzone di chiusura palesa ciò che Andrew Lloyd Webber e Tim Rice hanno cercato di nascondere durante tutto l'arco dell'opera. 
"If you'd come today you could have reached a whole nation. 
Israel in 4 BC had no mass communication. " 
Già, cosa sarebbe successo se Gesù fosse arrivato negli anni '70, un periodo in cui i VERI messaggi del Messia stavano trovando conferme pratiche nelle lotte studentesche, nell'anti-imperialismo, nella lotta di classe, fino ad arrivare alla nascita dell'ambientalismo, potendo oltre tutto sfruttare i mezzi di comunicazione? Altro che una nazione intera, il suo messaggio avrebbe raggiunto in un attimo il mondo intero, e gli Zeloti degli anni '70 sarebbero stati molto più travolgenti di quelli soffocati nel sangue dai Romani e da Erode.. del resto forse se Gesù fosse stato meno pacifista tante cose sarebbero andate in modo diverso, sarebbe nato il concetto di socialismo ben prima delle teorie di Marx, avremmo forse avuto un mondo con meno sangue versato, meno bigotti e più solidarietà, senza corti opulente (come in monarchia così in "democrazia": c'è qualche differenza tra le cortigiane e le olgettine!?), senza una Chiesa che predica bene e razzola malissimo (la Chiesa non ha razzolato bene per 2000 anni, ma per quanto riguarda il razziare non è seconda a nessuno)... forse, addirittura, saremmo senza religione, proprio perché il Cristianesimo così come viene riportato dai vangeli non si discosta molto dalla narrazione storica (anche se ovviamente romanzata) di un eroe nazionale.. Pensate alle canzoni per il Che, per i partigiani.. mi viene in mente la canzone Dante Di Nanni, dedicata al partigiano torinese scritta dagli Stormy Six:
"Trent'anni son passati, da quel giorno che i fascisti
ci si son messi in cento ad ammazzarlo
E cento volte l'hanno ucciso, ma tu lo puoi vedere:
gira per la città, Dante di Nanni."
Può essere questo eroe morto cento volte!? E può essere che lo incontri ancora adesso per le vie di Torino!? Ovviamente no. Si muore una volta sola, non si risorge mai. Ma certe figure restano, restano e vengono romanzate, per esaltarne le gesta, per dire: "Oh, guardate che questo personaggio è un modello, un esempio. Fatelo rivivere in voi!!"
Ma tant'è: Gesù è nato e morto 2000 anni fa, ed ha fatto quel che ha potuto per portare avanti un'idea, un messaggio.
Tornando alla serata dopo questo excursus politico-filosofico (tutto andrebbe affrontato in questo modo, altrimenti si vive ogni cosa solo in superficie), le emozioni che cercavo le ho puntualmente trovate: la band e l'orchestra hanno suonato benissimo, il cast è stato meraviglioso, con un Giuda che poco aveva da invidiare al grandissimo Carl Anderson, così come la Maddalena era ai livelli Yvonne Elliman, ballerini bravissimi e scenografia semplice ma estremamente efficace. 
Meraviglioso infine (e ciò va ad avallare la mia personalissima interpretazione di Jesus Christ Superstar) come è stata resa la parte della flagellazione di Gesù: chi conosce il film saprà che dopo il processo, Pilato, tentando inutilmente di spronare il Messia a dire qualcosa per difendersi, in modo da non doverlo condannare a morte, lo fa frustare, ed a ritmo di musica vengono contate le trentanove frustate; ecco, calato lo schermo da proiezione tra il palco e la platea, ad ogni colpo di frusta veniva proiettata una ferita che OGNI UOMO DOVREBBE SENTIRE COME PROPRIA (by the way, non l'ha detto Gesù, ma Che Guevara): le Torri Gemelle, i treni a Madrid, il Vietnam, i soprusi nei confronti degli Ebrei da parte dei Nazisti e nei confronti de Palestinesi da parte degli Israeliani e dell'Occidente, ma anche Gandhi, Martin Luter King, Malcom X... Che Guevara... fino ad arrivare, poiché siamo in Italia, a Borsellino, Falcone ed Aldo Moro... Quelle trentanove ferite in quel momento si sono riaperte sulla mia pelle, tanto da trovarmi ad avere il fiatone a causa del pathos che era venuto a crearsi, ammirando al contempo la genialità di questa carrellata di immagini (un po' come è successo con il muro al concerto di Waters, dove ogni mattone del "Wall" era la foto di un uomo ucciso dal potere, che fosse un "uomo qualunque" o Martin Luter King).
Una rappresentazione che quindi mi ha coinvolto estremamente, dandomi una dose di emozioni enorme e facendomi ben sperare: finché ci sarà gente che porterà avanti certi messaggi, che sia con un'opera teatrale, con un libro o con una canzone forse potremo ancora salvarci. E non diciamo cazzate: non c'è nulla di anacronistico, non c'è nulla di quarant'anni fa: le cose, ma soprattutto le IDEE, se vengono trattate bene, non invecchiano. L'importante è saperle lasciare in EREDITA' alle generazioni future.
E forse su questo qualcosa l'hanno sbagliato quelli che contestano i giovani... proprio perché loro i giovani non li hanno saputi allevare...


Dopo aver scritto ciò, nonostante fossero ormai le tre di mattina del 20, mi guardai il film. E del film questo è un piccolo estratto, una delle canzoni del musical che ogni volta che "vedo", ascolto o anche solo canto mi commuovono nel profondo. 


Stefano Tortelli (testo in corsivo 20-11-2014)

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