sabato 6 dicembre 2014

Freaks di Tod Browning




Correva l'anno 1932. Era il periodo della grande crisi economica mondiale, alimentata dalle conseguenze della prima guerra mondiale e della febbre spagnola, dal fiorire delle prime autarchie e dai primi cedimenti degli imperialismi coloniali, esplosa poi nel 1929 con il famoso crollo della borsa di Wall Street. Era il periodo dei primi tentativi di emancipazione, cominciavano a fiorire in tutto l'Occidente le discipline relative alle scienze umane, stava fiorendo in Europa un pensiero politico alimentato da Est che sarebbe stato il motore, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, della liberazione dai regimi fascisti tedesco ed italiano. 
Erano anni particolari, che molto hanno in comune con quelli che ora stiamo vivendo. 
Tod Browning, regista che è entrato nella storia con il suo Dracula (che vedeva nei panni del conte vampiro Bela Lugosi, tanto caro ai fan della dark wave), uscito nelle sale nel 1931, girò un film-documentario decisamente atipico e controverso: si intitola "Freaks", e dal punto di vista puramente documentaristico analizza la vita, la solidarietà e le problematiche proprie dei circhi. I circhi di allora erano ben diversi da quelli odierni: le principali attrazioni non erano gli animali o i clown, né i trapezisti o i domatori; le principali attrazioni erano i mostri, gli scherzi della natura, i deformati, i mutilati, i nani. 
All'inizio del film è riportata una meravigliosa introduzione che spiega come questi figli sfortunati siano sempre stati stigmatizzati dalla nascita della civiltà, e quindi delle religioni, del folklore e della cultura. Il diavolo null'altro è che un mostro con sembianze umane, così come lo sono i demoni e le creature malvagie che affollavano i boschi nelle storie medievali, e strascichi di questa amara aberrazione mentale umana le si può riscontrare ancora in alcuni popoli africani, dove i bimbi albini vengono uccisi perché considerati una maledizione per la famiglia ed il villaggio intero. 
Ma allo stesso tempo questa pellicola è anche un film, e quindi si condisce di una interpretazione e non solo di una narrazione: è sostanzialmente un mondo alla rovescia quello che ci viene mostrato da Browning, e la carovana del circo ne è il teatro. I diversi sono i "normali", visti con diffidenza ed allo stesso tempo con fascino, mentre tra gli "abitanti" del circo nessuna differenza è presa in considerazione, perché differenza, di fatto non è. E come avere i capelli biondi anziché mori, come avere gli occhi verdi anziché castani non sono barriere nel mondo che noi conosciamo, tra i circensi barriere non sono l'essere un nano anziché un siamese, l'essere un mutilato anziché un androgino. Ed in parallelo vi è un enorme senso di fratellanza e solidarietà, oltre che di appartenenza ad una vera e propria civiltà a sé stante. 
Come dice il presentatore dei fenomeni da circo alla fine del film, "Signori io non vi ho mentito, avete visto coi vostri stessi occhi i mostri viventi del nostro serraglio. Voi ne avete riso o provato ribrezzo, tuttavia se lo avesse voluto la natura beffarda, anche voi potreste essere come loro. Non hanno chiesto loro di venire a questo mondo, eppure sono qui tra noi. Si riconoscono in un codice che nessuno ha mai scritto. Offendetene uno, e si sentiranno offesi tutti quanti". 
Ecco, ora voglio chiedervi: chi è il reale mostro? Loro, sfortunati figli di una natura mai priva di sorprese, o chi li denigra, ridendone o spaventandosene? La paura del diverso non è forse un mostro ancor più grande del diverso stesso? E' la paura, il vero mostro. Le differenze null'altro sono che nuove possibilità:. possono piacerci o meno, possono interessarci o meno, ma l'averne paura, stigmatizzarle, arrivare ad augurarne lo sterminio, o di fatto eliminarle (l'Olocausto ne è l'esemplificazione più ovvia) è l'aberrazione più enorme che possa esistere. 
Ed ecco perché io considero questa pellicola una meravigliosa allegoria del mondo moderno, nella quale le differenze sono viste come limiti da abbattere, socialmente o fisicamente, per poter avere una massa omogenea più facile da controllare, da sfruttare, da asservire al proprio potere. 
Ma come dice Tondelli nel suo "Camere separate", se si continua in questa direzione, si arriverà, parafrasando, alla biblica rivincita dei poveri e dei diversi, milioni di oppressi che useranno la loro stessa carne come scudo ed arma contro il sistema vigente, fino a conquistare il mondo tutto, la loro terra promessa.
Ed è ciò che simbolicamente avviene nel film, senza starvi a dire per filo e per segno ciò che accade.. sarebbe un grosso peccato lo scopriste prima di vederlo.


Ad accompagnare il post come sempre c'è una canzone. Potrei mettere Pinhead dei Ramones, nella quale è contenuto lo slogan "Gabba Gabba Hey", ripreso e modificato dalla cantilena che i Freaks cantano nel film, ma preferisco optare per The God dei Blue Angel Lounge, canzone che su Youtube è accompagnata proprio dalle immagini del film e che mi ha permesso di scoprirlo circa due anni fa. 
E così, intanto, avrete un'anteprima di quel che è questo capolavoro.


Stefano Tortelli

1 commento:

  1. Un gran bel film di sottocultura, che in troppi tutt'ora snobbano :)
    J.

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